Teresa Isenburg*
Sono giorni in cui sembra che gli accadimenti del Brasile diventino in un certo senso più densi e significativi. Così nel solstizio del 21 giugno 2023 il Senato sottoponeva a audizione di verifica Cristiano Zanin, indicato dal presidente Luiz Inácio Lula da Silva per un seggio nel Supremo Tribunale Federale (STF). Con un’approvazione di 58 voti contro 18, l’ex avvocato di Lula nel lungo, manipolato processo e successiva condanna della Lava Jato raccoglieva un ampio consenso che poneva fine alle polemiche sull’indicazione del suo nome. Guardando quel periodo con il distacco consentito dal poco tempo trascorso, il principale servizio e lascito che Lula e il suo avvocato hanno reso al paese nel condurre la difesa nel deformato giudizio di Curitiba è stato di mantenere una incrollabile fermezza nel respingere le accuse, nel conservare una solida fiducia nell’innocenza dell’accusato, nel sopportare conseguenze materiali di durissime condanne infondate (come il sequestro in un commissariato di polizia per 580 giorni in una cella di 15 mq e il blocco dei conti) in nome della richiesta di un giusto processo. Tale fermezza ha salvaguardato la dignità e forse la credibilità del potere giudiziario duramente scosse dalle spigliate modalità procedurali dei magistrati di Curitiba. E questo legato viene riconosciuto con l’ingresso di Zanin nel STF. Nella stessa data Lula è stato ricevuto da papa Francesco e ha iniziato un viaggio non banale in Europa. Vorrei in questa sede riprendere alcune parti dei discorsi che Lula ha pronunciato durante gli incontri internazionali in Europa, che mi sembrano tocchino temi non sempre presenti in tali sedi. A Roma il 21 giugno l’agenda si è aperta con un momento presidenziale con Mattarella, che definirei gioioso: il sollievo di trovarsi fra persone alle massime cariche istituzionali rispettose delle rispettive costituzioni e dei cittadini/e di cui sono rappresentanti. Lula ha poi incontrato il papa con il quale ha da tempo consonanza di intenti. Entrambi hanno espresso la necessità della pace, “fiore fragile”. La visita si è completata anche con un colloquio con don Edgar Peña Parra, responsabile degli Affari Generali della Segreteria di Stato del Vaticano. L’incontro privato con il sindaco di Roma Roberto Gualtieri aveva lo scopo di compiere un gesto di ringraziamento per la visita che Gualtieri, all’epoca parlamentare e presidente della Commissione di Affari economi e monetari del Parlamento europeo, aveva reso nel luglio 2018 al detenuto di Curitiba. In quella occasione il deputato aveva anche pronunciato un discorso ben documentato sugli abusi giudiziari a cui Lula era sottoposto. Infine, con una decisione dell’ultimo momento, è stato inserito anche un momento, peraltro molto formale, con la primo ministro Giorgia Meloni. Di particolare significato politico è stata la conferenza stampa del 22 giugno (il testo completo è consultabile su https://www.gov.br/planalto/pt-br/acompanhe-o-planalto/entrevistas/entrevista-coletiva-do- presidente-luiz-inacio-lula-da-silva-em-roma-apos-serie-de-agendas-na-italia). Di essa vorrei tuttavia porre in risalto l’ultimo punto: «Sapete che sono indignato con i difensori della libertà di stampa nel mondo. Non è possibile quel che sta succedendo. Abbiamo Assange detenuto perché ha denunciato al mondo lo spionaggio americano. Questo cittadino è imprigionato in Inghilterra. Verrà mandato negli USA per ricevere, chissà, la prigione perpetua e non vedo nessuna manifestazione della stampa in difesa della libertà di stampa. È incredibile. Nessun giornale che ha pubblicato la documentazione che lui ha pubblicato lo difende. Questa si chiama viltà. … Quindi, mi si scusi di dire ciò, ma lo ripeto in tutte le interviste collettive: sono indignato per la mancanza di solidarietà con un giornalista che è vittima perché ha denunciato quello che qualsiasi giornalista avrebbe voluto denunciare se avesse ricevuto la notizia che lui ha ricevuto». A Parigi il 22 giugno, al concerto dei Coldplay nell’ambito del festival Power Our Planet, c’è stato il non protocollare discorso davanti ad una fitta distesa di giovani che non solo ha ascoltato quel canuto signore che parlava in diretta in lingua ignota (portoghese) - tradotta poi negli idiomi egemoni - ma anche ha applaudito più volte. E non è stato un discorso banale. «L’Amazzonia è un territorio sovrano del Brasile, ma allo stesso tempo appartiene a tutta l’umanità. E, per questo, faremo ogni sforzo per mantenere la foresta in piedi. … Non è stato il popolo africano che ha inquinato il mondo, non è il popolo latinoamericano che inquina il mondo. In verità, chi ha inquinato il pianeta in questi ultimi 200 anni sono stati coloro che hanno fatto la rivoluzione industriale e, per questo, devono pagare il debito storico che hanno con il pianeta. … Volevo terminare invitando voi – che sentite parlare di Amazzonia tutti i giorni, che pensate che l’Amazzonia è il polmone del mondo - ad essere presenti in Brasile. Nel 2025 faremo la COP 30 in uno stato dell’Amazzonia perché tutti voi abbiate l’opportunità di conoscere da vicino quell’ecosistema». Il discorso di Lula del 23 giugno a Parigi, accanto al presidente Macron nel corso del vertice per un Nuovo Patto Finanziario Globale (19-23 giugno), può essere letto nel sito https://www.gov.br/planalto/pt-br/acompanhe-o-planalto/discursos-e- pronunciamentos/2023/discurso-do-presidente-luiz-inacio-lula-da-silva-durante-a-cupula- para-um-novo-pacto-financeiro-global-na-franca. Compatto e puntuale, tocca nodi rimasti in ombra nei giorni precedenti. Varie volte Lula fa riferimento a Dilma Rousseff, presidente della banca del Brics, non solo per motivi economici ma anche politici, per sottolineare il significato anticostituzionale della deposizione della presidente ad agosto 2016; e dichiara senza mezzi termini che negli anni precedenti “vi era un fascista che governava il paese” (e, aggiungo, in tutti questi casi – deposizione di Dilma, sequestro di Lula, presidente fascista - la beneducata Unione Europea aveva fatto finta di non vedere). Sul piano dell’analisi complessiva mi sembra che alcuni passaggi siano particolarmente incisivi: «Non sono venuto qui per parlare solo di Amazzonia. Sono venuto per dire che, insieme con la questione climatica, dobbiamo porre la questione della diseguaglianza mondiale. Non è possibile che in una riunione fra presidenti di paesi importanti la parola diseguaglianza non compaia. La diseguaglianza salariale, la diseguaglianza di razza, la diseguaglianza di genere, la diseguaglianza nell’educazione, la diseguaglianza nella salute. Cioè noi siamo un mondo sempre più diseguale e sempre più la ricchezza si concentra nelle mani di meno persone, e la povertà si concentra nelle mani di più persone. Se non discutiamo la questione della diseguaglianza, e se non la collochiamo con la stessa priorità della questione climatica, possiamo avere un clima molto buono e la popolazione che continua a morire di fame in diversi paesi del mondo. […] E dobbiamo avere chiaro quanto segue. Ciò che è stato creato dopo la Seconda Guerra Mondiale, le istituzioni di Bretton Woods non funzionano più e non rispondono alle aspirazioni né agli interessi della società. […] Ed è importante avere nozione che non si può andare avanti con istituzioni che funzionano in modo sbagliato. Nello stesso Consiglio di Sicurezza dell’ONU i membri permanenti non rappresentano più la realtà politica del 2023. L’ONU è stata capace di creare lo Stato di Israele nel 1948 e non è capace di risolvere il problema dell’occupazione dello Stato Palestinese. Se non cambiamo queste istituzioni, la questione climatica diventa uno scherzo. Chi applica le decisioni prese? Non si applicano perché non c’è una governance mondiale con la forza necessaria per prendere decisioni e farle rispettare. […] Noi abbiamo bisogno di trattare accordi internazionali, accordi commerciali. Gli accordi commerciali devono essere giusti. Sono ansioso di fare un accordo con l’Unione Europea. Ma non è possibile. La lettera integrativa presentata dall’Unione Europea non permette che si faccia un accordo (con il Mercosul). Non è possibile avere una collaborazione strategica e al tempo stesso che ci sia un documento complementare che proferisce minacce contro il partner strategico. […] Perché devo comprare in dollari? Questa è una discussione che sta nel mio ordine del giorno e, se dipendesse da me, la inserirei nella riunione del Brics a settembre». Come si vede l’impegno per ricollocare il Brasile sulla scena mondiale da parte dell’esecutivo entrato in carica il 1° gennaio 2023 è intenso e personalmente mi fa guardare con melanconia all’annosa mancanza in Italia di una politica internazionale degna di questo nome. Sul piano interno in questi giorni domina il processo in corso nel Superiore Tribunale Elettorale per azioni illegali compiute da Bolsonaro nel corso del suo mandato, in particolare la convocazione di ambasciatori per “denunciare”, senza prove, la non sicurezza delle urne elettorali. Un processo che probabilmente porterà ad un verdetto di ineleggibilità dell’ex presidente per otto anni. Lunga è la lista di appuntamenti con la giustizia comune (non solo elettorale, quindi) che aspettano per crimini diversi l’ex inquilino del palazzo del Planalto. Intanto diverse commissioni parlamentari di inchiesta – una sul colpo di Stato dell’8 gennaio 2023, un’altra sul Movimento dei lavoratori senza terra (MST) - vedono un confronto serrato fra forze politiche diverse. Sul piano economico i dati complessivi sono piuttosto positivi, sia per un lento regredire dell’inflazione che per le proiezioni sul PIB, ma rimane il capestro del tasso base di interesse (Selic) al livello irreale del 13,75. Come ricordava il 22 giugno il vicepresidente Geraldo Alckmin, ogni 1% del tasso Selic costa 38 miliardi di pagamento del servizio del debito, un tasso di interesse di 5% al di sopra di quanto dovrebbe essere costa 190 miliardi, con gravi conseguenze sul debito pubblico. In questo contesto non è da escludere il sollevamento dall’incarico del presidente della Banca Centrale Roberto Campos Neto, espressione degli interessi del capitale finanziario soprattutto internazionale. ******* Fonti: Brasil 247, Brasil de Fato, Planalto – Portal Gov.br.