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Fuori Israele dalla Palestina

Dr Yousef Salman*

L’azione criminale del nuovo governo israeliano di estrema destra razzista, presieduto dal corrotto Benjamin Netanyahu, non si è fatta attendere. Prima con la provocazione del ministro Ben Gvir sulla Spianata di Al Aqsa e giovedi con questo nuovo crimine di guerra e contro l’umanità nel Campo di Jenin. All’alba di giovedi 26 gennaio 2023, le forze d’occupazione israeliane hanno fatto irruzione nel Campo profughi di Jenin in Cisgiordania, compiendo l’ennesimo massacro: 11 palestinesi assassinati, fra questi una signora di 61 anni, decine di feriti tra cui diversi bambini, utilizzando lacrimogeni, ordigni, impedendo con la forza delle armi l’intervento delle autoambulanze per soccorrere i feriti e attaccando anche il reparto pediatrico dell’Ospedale di Jenin. Quello che ci stupisce e ci amareggia non è solo la violenza criminale dell’esercito sionista alla quale siamo abituati, ma è soprattutto il vergognoso silenzio della comunità internazionale, la complicità delle cosiddette democrazie occidentali, l’ipocrisia e la falsità della macchina propagandistica occidentale, particolarmente quella europea che ha permesso persino ad una rete TV (Rai3), un tempo progressista ed obiettiva, di diffondere la solita tesi del portavoce dell’esercito israeliano: operazione di difesa dell’esercito israeliano a Jenin, contro i miliziani dei gruppi jihadisti islamici e Hamas (quasi inesistente a Jenin), minaccia, vendetta… L’irruzione di Jenin è una tappa di una guerra dichiarata, che era stata annunciata al mondo fin dal primo giorno della formazione del nuovo governo di estrema destra di Netanyahu: ci sarà un'invasione, aggressione, occupazione ed annessione di tutti i territori palestinesi allo stato sionista. Questo fa parte anche del piano nazi-fascista di annullamento dell’esistenza e dell’identità palestinesi, attraverso l’apartheid, la pulizia etnica, l’espulsione forzata, e del raggiungimento del piano politico sionista, cioè la creazione del “Grande Israele”, espresso nella bandiera israeliana: la tua terra, Israele, va dal Nilo (in Egitto) fino all’Eufrate (in Iraq), le due righe blu e la stella di Davide in mezzo (cioè quasi tutto il mondo arabo). La risposta palestinese non si è fatta attendere e non si farà più mancare. E' stata una dura battaglia che entra a fare parte della lunga storia palestinese di lotta e di resistenza, con martiri, feriti, distruzione. Però è una risposta netta e chiara che il popolo palestinese è deciso a proseguire ed intensificare la sua lotta popolare di liberazione, per liberare i propri  territori occupati e creare lo Stato libero, laico e democratico di tutti i suoi concittadini, senza discriminazione di razza, di colore, di religione o di qualsiasi natura. La dirigenza palestinese, in risposta all’ennesimo atto criminale e di provocazione, alla violazione di tutti gli accordi firmati quasi 30 anni fa e della legalità internazionale, ha annunciato una serie di passaggi importanti:
  • Il blocco di qualsiasi tipo di collaborazione di sicurezza con l’attuale governo isrealiano, rivolgendosi al Consiglio di Sicurezza dell’ONU e alla Corte Pena Internazionale; a questo anche la risposta USA si è fatta sentire immediatamente, che non permetteranno tutto ciò ai palestinesi, invitandoli a continuare a trattare con Netanyahu. Anche la risposta palestinese è stata rapida, ai protettori e gestori della politica del "cane da guardia" per i loro interessi in Medioriente. Il rifiuto totale del ruolo privilegiato USA sul processo di pace in Medioriente, la richiesta della convocazione di una Conferenza Internazionale per la Pace in Medioriente sotto l’egida dell’ONU e la richiesta alla Croce Rossa Internazionale e all’Organizzazione Mondiale della Sanità di assumersi le loro responsabilità dinanzi alle violazioni israeliane, alle Convenzioni Mondiale e l’invio di una forza internazionale di garanzia e protezione alla popolazione palestinese sotto l’occupazione israeliana.
Il Diritto alla Resistenza è un diritto sacrosanto, riservato e riconosciuto a tutti i popoli oppressi e sotto occupazione disumana e brutale. La Comunità Internazionale, e particolarmente l’Europa, anch'essa responsabile della tragedia palestinese, non può continuare a subire la politica sionista del ricatto e della minaccia, basata sull’uso strumentale della Shoah e dell’antisemitismo quando invece si tratta dei diritti del popolo palestinese. I palestinesi non sono stati responsabili delle atrocità nazi-fasciste nei confronti dei nostri fratelli ebrei. Noi palestinesi abbiamo sempre vissuto per secoli insieme e senza problemi e vogliamo continuare a farlo oggi e domani, però non è giusto continuare a farci pagare un orrendo crimine commesso da altri e non da noi. Noi siamo gli originali semiti, perciò è naturale dichiararci antisionisti e non antisemiti. Bisogna uscire dall’equivoco: gli israeliani non sono gli eredi delle vittime della Shoah e non possono impadronirsi dei termini e del loro uso: semitismo, olocausto ed altro. Isreaele è una potenza coloniale ed occupante la Palestina, occupa tutta la Palestina e priva il suo popolo di ogni diritto, non si può continuare a trattare Israele al di sopra di tutte le leggi e della legalità internazionale, poiché ciò lo incoraggia a proseguire la sua aggressione ed i suoi crimini. Israele rappresenta per noi il terrorismo di Stato e la violenza criminale e la Palestina rappresenta la Resistenza, la lotta partigiana per la libertà e la liberazione. L’Europa non può falsificare la verità e non può definire la lotta palestinese come atto di terrorismo, trasformando il carnefice in vittima e la vera vittima in carnefice. Chiamiamo tutti gli amanti della libertà, della giustizia e della pace a fermare il mostro e lo sterminio del nostro popolo. Israele non ha futuro nella guerra e i suoi padroni prima o poi lo porteranno alla distruzione. L’occupazione della Palestina dovrà finire, non esiste pace senza giustizia, come non esiste giustizia senza i legittimi diritti del popolo palestinese. L’ULTIMO GIORNO DI OCCUPAZIONE SARA’ IL PRIMO GIORNO DI PACE – Marwan Bargouthi
  • Presidente della Comunità Palestinese di Roma e del Lazio