Ieri, la Procura Dipartimentale di La Paz ha fatto arrestare Luis Fernando Camacho, governatore del Dipartimento di Santa Cruz, già in prima fila nel Colpo di Stato del 2019.
La decisione del Procuratore non risponde a nessuna persecuzione politica, poiché Camacho è stato arrestato in ottemperanza al mandato di arresto emesso nell'ottobre 2022, in base ad una investigazione aperta nel novembre 2020.
Da quella data, Camacho è indagato nel caso “Golpe de Estado I”, per i reati di terrorismo e cospirazione nel contesto del golpe del 2019, in cui Jeanine Áñez aveva assunto illegalmente e illegittimamente la presidenza, scatenando una violenta repressione. Come si ricorderà, la repressione golpista aveva provocato almeno 37 omicidi, in particolare nelle località di Senkata e Sacaba. Un golpe a cui Camacho ha partecipato apertamente.
Camacho era quindi perfettamente a conoscenza della possibilità di essere detenuto, ha sfidato più volte il governo nazionale ad "andare ad arrestarlo", e si è sempre rifiutato di presentarsi a dichiarare, sottraendosi al sistema giudiziario, che lo ha convocato ripetutamente per raccogliere le sue dichiarazioni. Secondo la legislazione boliviana, in queste ore il governatore di Santa Cruz è detenuto in attesa di un'udienza cautelare, per stabilire se si potrà difendere in libertà o in prigione dalle accuse per le violenze del 2019.
Queste misure, previste dall'articolo 1970 del Codice di Procedura Penale, sono state adottate nel pieno rispetto dei diritti e delle garanzie costituzionali del detenuto.
Nascondendo e manipolando queste informazioni pubbliche, i golpisti, lo squadrismo suprematista, l'opposizione conservatrice e i media compiacenti parlano di “arresto illegale" e di "sequestro". Ma le bugie hanno le gambe corte.
La partecipazione di Camacho agli eventi che portarono al colpo di Stato è innegabile e si è prodotta sotto gli occhi dei boliviani e del mondo intero. Con un discorso razzista e sedizioso, aveva chiesto di non riconoscere né i risultati delle elezioni del 2019, né l'allora governo costituzionale del Presidente Evo Morales. E’ stato l’organizzatore di manifestazioni violente, blocchi stradali e intimidazioni a cittadini, autorità e militanti del Movimento al Socialismo (MAS) e l'autore fattuale e intellettuale della sedizione di alcuni comandanti di polizia e delle FF.AA..
Subito dopo l’arresto di ieri, si è scatenata la violenza dello squadrismo golpista: l'Unión Juvenil Cruceñista ha fatto appello a disconoscere le leggi della Bolivia, ha minacciato apertamente i membri del MAS, le loro famiglie ed i simpatizzanti del governo del Presidente Luis Arce, intimando loro di lasciare Santa Cruz. I membri del “Comitato Civico”, che avevano già agito durante la recente serrata contro il governo, hanno preso violentemente d'assalto gli aeroporti locali, e incendiato 5 edifici pubblici (tra cui la Procura e la “Direzione per il sostegno alla prevenzione dell'uso di droghe, il controllo del traffico illecito di sostanze controllate e della Coca eccedente”). È stata assaltata anche l’abitazione del Ministro delle Opere Pubbliche, Servizi e Casa, Edgar Montaño, già attaccata nel golpe del 2019 ed altri edifici pubblici a Cochabamba.
Il Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea (PRC-SE) condanna fermamente la violenza squadrista, ricorda che nessuno è al di sopra della legge in uno Stato democratico e che deve prevalere l’indipendenza della magistratura nelle indagini su attività criminali contro lo Stato di diritto.
Il PRC-SE chiede giustizia per le vittime del golpe del 2019, ed esprime il proprio appoggio alle misure adottate dalle autorità giudiziarie e di polizia nei confronti di Luis Fernando Camacho, tra i principali protagonisti del colpo di Stato contro l’ex-Presidente Evo Morales, così come avvenuto a suo tempo contro la golpista Jeanine Añez.
Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea