Pochi giorni fa, il governo di Israele ha illegittimamente fatto chiudere dai suoi militari l’Ong palestinese “Defence for Children International” (Dcip) da esso definita terrorista, perché contraria all’illecita occupazione militare israeliana dei territori palestinesi.
Lo stesso ha fatto per altre cinque storiche ong palestinesi: Al Haq, Addameer, il Centro Bisan per la ricerca e lo sviluppo, l’Unione dei comitati dei lavoratori agricoli (Uawc) e l’Unione dei comitati delle donne palestinesi (Upwc), anch’esse arbitrariamente definite terroriste.
Lo stesso giorno, i rappresentanti di quasi 20 Paesi europei hanno visitato la sede di Al Haq, per esprimere solidarietà ad organizzazioni che sono riconosciute da molti governi europei e da essi ricevono finanziamenti, in quanto operano da tempo per la giustizia sociale e la difesa dei diritti umani della popolazione palestinese.
Con la conosciuta arroganza, Israele se ne infischia anche del pronunciamento di 9 Stati europei (tra cui l’Italia) che hanno respinto al mittente le accuse di terrorismo nei confronti delle 6 Ong palestinesi.
Lo scorso ottobre, 12 ministri degli Esteri dei Paesi dell’Unione Europea (Germania, Francia, Belgio, Spagna, Italia, Polonia, Svezia, Norvegia, Finlandia, Danimarca, Olanda e Irlanda) avevano rilasciato una dichiarazione in cui si affermava: “Ribadiamo la nostra ferma opposizione alla politica di espansione degli insediamenti nei territori palestinesi occupati, che viola il diritto internazionale e mina gli sforzi per una soluzione che prevede due Stati”.
Ma l’arroganza israeliana non ha limiti: se da una parte continua l’occupazione, si estendono le colonie illegali e si espellono i legittimi proprietari palestinesi, dall’altra il governo israeliano fa demolire le case dei combattenti palestinesi e dei loro familiari, come avveniva contro i nostri partigiani nella Resistenza anti-fascista ed anti-nazista.
E continua lo stillicidio quotidiano di omicidi da parte delle forze di occupazione israeliane, con rastrellamenti che si susseguono senza sosta anche nella Cisgiordania occupata.
Israele è un violatore seriale del diritto internazionale, uno Stato fuorilegge, visto che commette da tempo sistematiche e gravi trasgressioni del diritto internazionale, non rispettando alcuna delle numerose deliberazioni e condanne stabilite nei suoi confronti dall’ONU e dall’Unione Europea.
Ma l’ipocrita Occidente tace con un silenzio complice. A differenza di ciò che accade rispetto al conflitto tra Russia ed Ucraina, non applica nessuna sanzione economica di rilievo, nessun blocco dei sistemi bancari, nessuna interruzione di rapporti diplomatici, nessun invio di armi alla resistenza palestinese contro l’occupazione illegale israeliana.
Al contrario, continua a esaltare Israele come “unica democrazia dell’area”, mentre Amnesty International definisce Israele come uno Stato dove vige l’Apartheid contro la popolazione palestinese.
L’ultima aberrazione giuridica in ordine di tempo è la sentenza della Corte Suprema di Israele del 5 luglio: le vittime della violenza israeliana, se residenti nella Striscia di Gaza, non hanno diritto al risarcimento in quanto si tratta di “territorio nemico”, secondo il governo israeliano. Il caso in questione è quello di un ragazzo di 15 anni, Attiya Nabaheen, costretto su una sedia a rotelle perché colpito da proiettili israeliani, mentre era davanti casa. Lo stesso Parlamento israeliano legifera anche in spregio delle più elementari regole del diritto internazionale.
Occorre battersi per costringere Israele ad ottemperare ai principi del diritto internazionale, cessare l’illegittima occupazione militare della Palestina e ritirare le colonie illecitamente installate sul suo territorio. È necessario costringere Israele a distruggere i suoi arsenali atomici con cui minaccia gli Stati non succubi alle sue pretese di dominio. La “comunità internazionale”, l’Italia e l’U.E. devono smetterla di accettare supinamente la violenza sistematica esercitata da Israele e riconoscere urgentemente lo Stato di Palestina, come chiede la lista di Unione Popolare.
Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea
Roma 24-8-2022