Provo a comunicare qualche notizia sulla situazione del Brasile in questo periodo che precede di qualche mese le scadenze elettorali del 2 ottobre e del 30 ottobre 2022. Per le forze democratiche la partita che si gioca non è di poco conto. Si tratta di sconfiggere un candidato di estrema destra con i suoi alleati sia ideologici che opportunisti per riportare la Federazione su binari istituzionali e costituzionali. Gli interessi e le forze in campo sono potenti, perché è ovvio che non si fa un colpo di stato come quello dell’agosto 2016 che ha deposto in modo anticostituzionale la presidente Dilma Rousseff né una manipolazione elettorale come quella che ha portato alla carica presidenziale Jair Bolsonaro nel 2018 per farsi sollevare dall’incarico quattro anni dopo. E sembra proprio che tali interessi non abbiano nessun ritegno a calpestare regole, norme e codici per accrescere il proprio consenso che, dai sondaggi, non sembra favorevole.
Come tutti i paesi il Brasile vede il prezzo dei combustibili molto alto e per abbassarlo l’esecutivo immagina misure fiscali che mettono in discussione gli equilibri notoriamente complicati in questo campo fra Unione, stati e municipi creando tensioni e instabilità. Per distrarre l’attenzione dalla situazione sociale che si inabissa trascinata da inflazione e disoccupazione oltre che da malgoverno generalizzato, il presidente della Repubblica alimenta in continuazione la contrapposizione fra potere esecutivo e potere giudiziario, minacciando la separazione dei poteri requisito indiscutibile di qualsiasi sistema politico parlamentare e rappresentativo. Le dichiarazioni pubbliche di tipo golpista si ripetono senza ritegno. E in questo contesto - in cui l’ultima delle preoccupazioni dell’esecutivo è di governare mentre ogni sforzo è volto alla propria propaganda elettorale - la macchina dello Stato, messa al servizio dell’esecutivo invece che dei cittadini, incespica e il mal funzionamento contamina il paese e rende difficile la vita dei cittadini. Intanto i contagi da Coronavirus sono in crescita, i programmi di vaccinazione antinfluenzale e pediatrici sono sotto la media (la propaganda contro i vaccini del presidente diffonde i suoi veleni) in una popolazione già debilitata dall’impoverimento di massa oltre che dai lunghi mesi di pandemia.
E accanto a questo esplode in modo non occultabile l’enorme tragedia dell’area amazzonica che costituisce la maggior parte del paese. Riprendendo il vecchio progetto autoritario di settori della élite e di parte degli alti comandi militari Bolsonaro e i suoi alleati hanno, in questi brevi quattro anni, compiuto un’opera meticolosa di devastazione attraverso lo smantellamento degli organi di gestione e controllo, cosa relativamente facile perché realizzabile attraverso misure che vengono definite infralegali, fondamentalmente azioni amministrative che non passano attraverso organi politici come il parlamento e le assemblee legislative degli stati. Si trasferiscono funzioni da un organo ad un altro, ad esempio dal ministero dell’ambiente a quello dell’agricoltura, oppure si destina un dirigente rigoroso da un luogo ad un altro (dalla foresta alla costa, per esempio) o da un compito ad un altro (ad esempio da un controllo su territorio ad un ufficio) oppure si nomina un pastore evangelicale al posto di un botanico o di un indigenista, infine non si sostituiscono i dipendenti che cessano dal servizio e in poco tempo l’effetto a cascata si moltiplica. E allo stesso tempo si tengono ben chiusi entrambi gli occhi sulle invasioni illegali di terre indigene e riserve naturali da parte di cercatori di minerali, in particolare oro, di taglialegna, di pescatori di frodo, di bracconieri di tutti i tipi, spesso forniti di potenti attrezzature ben visibili e moderne che quindi richiedono investimenti non piccoli. I popoli originali divengono bersaglio di violenze fisiche e culturali, mentre a livello centrale si cerca di modificare il quadro giuridico fino alla Costituzione del 1988 per togliere la possibile protezione della legge. Simbolo di questo percorso di morte ambientale e socio-culturale applicato con determinazione nella regione amazzonica può essere ricordato il modo in cui la pandemia è stata gestita a Manaus e in tutta l’area, usando le persone e i luoghi come cavie. E in questi giorni la scomparsa il 5 giugno 2022 del giornalista inglese del Guardian Dom Phillips e dell’indigenista brasiliano Bruno Araújo Pereira che si stavano spostando in motoscafo nella valle del fiume Javari: due persone di grande conoscenza del territorio e molto esperti. Non sorprende che opinione prevalente è che le indagini si muovano con non innocente lentezza e approssimazione. Non sorprende neanche che il presidente abbia commentato il fatto dicendo che è stata “una avventura” andare in un luogo così pericoloso. Si sa, il fascismo è comunque volgare.
In questi anni mi sono spesso chiesta gli interessi di quali classi questo esecutivo rappresenta. Non ho trovato risposte circostanziate, né analisi con indicatori inequivocabili. Certo esso rappresenta gli obiettivi del capitale finanziario, dell’agribusiness, delle svendite a cui viene dato il nome di privatizzazioni. Ma che cosa tiene insieme un gruppo che, con dissidi interni di tutti i tipi,finalmente rimane in qualche modo coeso nell’agire contro il proprio paese? Ovviamente non ho la risposta, ma esprimo quello che mi sembra di avere osservato nel corso di questi anni. Metterei questo esecutivo autoritario nella categoria delle cleptocrazie. Non quelle diciamo così classiche in cui la figura autoritaria centrale e un gruppo limitato di contorno e cooperazione scappa con i lingotti d’oro e esporta denaro su conti cifrati offshore. Ma piuttosto una cleptocrazia che propone un patto a segmenti selezionati di gruppi sociali al fine di occupare funzioni dello Stato sovraremunerate e avere mano libera per compiere affari, possibilmente sovrafatturati, in prevalenza con la pubblica amministrazione e ottenere norme legislative che consentano di organizzarsi come gruppi di potere e arricchimento. Una cleptocrazia che divora direttamente lo Stato e la sua impalcatura. Da quello che mi sembra di avere visto, e senza pretesa di avere visto giusto, mi sembra che tre sono i gruppi principali e più consistenti che sono stati cooptati, ciascuno variamente ricompensato con vantaggi materiali.
I militari, o per meglio dire gli alti ufficiali delle forze armate, hanno avuto un ruolo non secondario nell’agevolare e promuovere l’ascesa di Bolsonaro. Hanno ottenuto almeno 3000 incarichi ben retribuiti nell’esecutivo federale, oltre a posti di grande potere come il ministero della Salute con il generale Pasuello che, per incompetenza e subordinazione ideologica al presidente, ha causato un numero di morti evitabili per la pandemia molto alto. 43 militari della riserva hanno avuto remunerazioni di molto superiori a quelle consentite grazie a decreti presidenziali che consentono, a specifiche categorie, l’accumulo di salari e pensioni. Per poi scendere nel sottobosco delle piccole ruberie di chi si approfitta della sua posizione per accaparrare meschini riconoscimenti di status: acquisto di cibi cari per le forze armate (o almeno per la mensa ufficiali), di quantità assurde di latte condensato per le caserme, di medicinali improbabili per i militari. In questo periodo prelettorale attraverso il ministro della difesa (ministero da Bolsonaro affidato di nuovo a uomini in divisa, mentre dopo la eliminazione dei governi militari era sempre stato attribuito per ovvi motivi a civili) questa corporazione, seguendo il presidente, diffonde dubbi sulle urne elettorali elettroniche rivendicando una specie di audit dell’esercito sul voto. La cosa anticostituzionale e di pura fantasia istituzionale si commenta da sola per la sua aura golpista.
Le milizie, potenti soprattutto a Rio de Janeiro dove controllano porzioni consistenti del territorio taglieggiando la popolazione (qualche cosa che ben conosciamo in Italia con le mafie), hanno potuto armarsi grazie alle facilitazioni per acquisto legale di armi da parte di cittadini privati moltiplicate per decreto fin dai primi giorni del governo Bolsonaro. Fra 2019 e 2021 la registrazione di armi si è triplicata con il risultato che lo stock nelle mani di privati supera quello a disposizione delle forze dell’ordine e delle forze armate. Vi è quindi di fatto un corpo pretoriano che poteri paralleli possono mobilitare.
Le dirigenze delle grandi chiese evangelicali hanno svolto un ruolo non secondario nell’indirizzare voti delle masse dei loro fedeli verso Bolsonaro. Hanno ottenuto dicasteri della massima importanza come quello della famiglia e dei diritti umani, della scuola, della giustizia, settori in cui hanno compiuto devastazioni sociali e culturali profonde, sempre in sprezzo della Costituzione. Inoltre due esponenti che dichiarano esplicitamente di operare secondo l’ideologia evangelicale sono stati nominati dal presidente nel STF/Supremo Tribunale Federale. Poi c’è anche qui il piccolo cabotaggio di interessi monetari: ottenere di non pagare gli enormi debiti fiscali delle megachiese, deviare denaro pubblico dal suo destino amministrativo regolare verso associazioni legate alle cosiddette chiese e così via. Oltre a questi tre gruppi che sono in grado di coinvolgere e condizionare grandi numeri di persone, cosa con possibili conseguenze elettorali, ci sono poi cooptati minori nel progetto di cleptocrazia: i grandi latifondisti dell’agribusiness collegati alla lobby internazionale (in buon parte europea) della chimica, i saccheggiatori degli spazi amazzonici che cooperano con i gruppi delle coltivazioni minerarie come Vale o con la società di investimenti Black Rock, il crimine organizzato che traffica in oro e così.
In questo momento la sensazione è che tutto questo mondo meschino e grezzo viva un momento,molto pericoloso, di esasperazione che si esprime attraverso il comportamento e le scelte di colui che occupa la presidenza della Repubblica. Questo sistema di cleptocrazia per continuare ha bisogno di avere direttamente in mano i meccanismi di controllo dello Stato attraverso funzionari compiacenti nei posti giusti, possibilità di emanare atti amministrativi che disattivino i sistemi di controllo e funzionamento degli apparati, influenza per manipolare la distribuzione di fondi controllati dal parlamento, una rete di elargizione di piccoli favori che consenta di manovrare esecutori e anche di raggranellare fondi neri sempre utili. Il metodo classico per quest’ultimo fine è quello della cosiddetta “rachadinha”/piccolo strappo: si tratta di assumere funzionari fantasma per incarichi pubblici legati a singoli politici, consentire che essi siano inoperanti e farsi restituire quasi interamente lo stipendio versato. Nulla di nuovo. Fuori fisicamente dai luoghi del potere il modello di questa cleptocrazia è inapplicabile. Da qui l’esasperazione dato l’alto indice di rigetto verso l’attuale esecutivo che i sondaggi rilevano.
Traduco un testo dell’economista Maria Lucia Fattorelli, grande esperta nell’analisi del debito pubblico e del modo in cui esso viene costruito, che con la lucida chiarezza frutto della competenza che la caratterizza racconta come si è approdati alla barbarie sociale che martirizza al momento il Brasile.
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