di Marco Consolo
A Porto Alegre, il 24 gennaio scorso, si è concluso il processo farsa contro l’ex-Presidente Luis Inácio Lula da Silva con una condanna in secondo grado. Lula è accusato di essere proprietario di un appartamento frutto di una tangente. Com’è noto e documentato, sia la sentenza di primo grado, che quella di secondo grado avvengono in assenza di prove e, viceversa, con prove che smontano l’accusa.
Si tratta quindi di una condanna senza reato e senza prove, in base ad uno sfacciato uso della giustizia per fini politici. Il suo obiettivo principale è togliere di mezzo il candidato presidenziale della sinistra che, secondo tutti i sondaggi, gode dell’appoggio maggioritario della popolazione. È un attacco gravissimo alla democrazia ed allo Stato di diritto, con la sapiente regia di Washington: si consolida la costruzione di uno “Stato di eccezione” dominato dal capitale finanziario, che utilizza settori del potere giudiziario alleati ai mezzi di comunicazione di massa monopolistici(TV Globo in prima fila, ma non solo), settori della polizia federale e in assenza di azione degli organi di controllo costituzionali. Il massacro mediatico a cui è stato sottoposto Lula, ha precedenti illustri: è stato così con Getúlio Vargas e con João Goulart, entrambi vittime di campagne di diffamazione che aprirono le porte ai colpi di Stato.
Non si tratta solo di un’altra puntata di questa pessima telenovela brasiliana. È il secondo atto del Golpe istituzionale iniziato nell’ agosto 2016,con la rimozione illegale della legittima Presidente Dilma Rousseff, da parte di una maggioranza parlamentare fatta di corrotti, alcuni dei quali già in galera e molti sotto processo per fatti conclamati.
Da subito, il governo del golpista Michel Temer ha mantenuto le promesse fatte ai mandanti del golpe. Appena insediato, si è dedicato, tra l’altro, a svendere le ricchezze del Paese alle multinazionali (Electrobras, Petrobras, etc), a re-introdurre nei fatti lo schiavismo nei rapporti di lavoro, ad attaccare il sistema pensionistico con una gigantesca redistribuzione verso l’alto delle ricchezze dei brasiliani, a riaffermare gli interessi della rendita parassitaria, a favorire i latifondisti dell’agro-business, mentre continuano gli omicidi selettivi dei dirigenti contadini. Solo pochi giorni fa, a Davos, la Nestlè e la Coca Cola hanno reso omaggio al golpista Temer, che ha promesso loro anche la privatizzazione dell’impresa pubblica dell’acqua.
Con questa infausta decisione, il Tribunale Supremo Federale getta fango sulla giustizia brasiliana, mentre la Borsa di Sao Paulo cresce del 3,72 %. Un dato che la dice lunga sulla moralità del “mercato” e della élite imprenditoriale brasiliana.
Intriso di odio di classe, da tempo il sovversivismo delle classi dirigenti utilizza lo schema dell’eversione giudiziario-mediatica- poliziesca nel continente. Dal 2009, con il golpe in Honduras, si è aperta la fase dei colpi di Stato istituzionali in tutta l’America Latina. Contro il Socialismo del XXI° Secolo si risponde con la repressione violenta, la criminalizzazione del conflitto sociale, con le dittature del XXI° Secolo.
Colpire il Brasile, significa anche colpire l’incipiente integrazione latino-americana non subalterna ai diktat degli Stati Uniti, ed allo stesso tempo indebolire l’asse dei Paesi BRICS (Brasile, India, Cina e Sud Africa) come polo in contraddizione con la volontà di dominio unipolare di Washington.
Una delegazione di Rifondazione Comunista e della Sinistra Europea è stata presente in questi giorni a Porto Alegre, dove si è svolta anche la sessione inaugurale del Foro Sociale Mondiale. Siamo stati in Brasile per portare la nostra solidarietà a Lula e concordare un programma di azione comune con il Partito dei Lavoratori (PT), il Partito Comunista del Brasile (PCdoB) e con il resto della sinistra sociale e politica brasiliana, mobilitata nelle piazze di tutto il Paese. Il PT ha già annunciato appello alla sentenza, e di voler candidare comunque Lula alle prossime elezioni presidenziali, cosa possibile in base alla legislazione locale. Sarà infatti il Tribunale Superiore Elettorale (istanza autonoma dal potere giudiziario) a dover decidere sulla sua possibilità di candidatura.
In Brasile come in Italia Potere al Popolo ! A luta continua !