di Teresa Isenburg (da SaoPaulo) -
Mi permetto di trasmettere qualche informazione sulla grande alluvione che da una ventina di giorni sommerge buona parte dello Stato di Rio Grande do Sul perché, sebbene lontano, ci riguarda da vicino. Infatti le modalità con cui si danno le catastrofi naturali e le loro conseguenze, nonché le misure di soccorso e contrasto che le accompagnano hanno caratteristiche che si ripetono anche in contesti diversi. La rapidità con cui le notizie si diffondono e si confondono, la mole immensa di dati e misure, la teoria infinita di immagini impediscono di dire “non sapevo”, “non si poteva fare nulla”, “è la natura che si vendica” e altre vacuità. De te fabula narratur. (T.I., 19 maggio 2024).
Inondazioni
Gli ultimi venti giorni in Brasile sono stati interamente dominati dalla grande inondazione che ha coperto buona parte dei 281.748 kmq dello Stato di Rio Grande do Sul/RS sommergendo città importanti a cominciare dalla capitale Porto Alegre e creando un alto numero di sfollati. Con rapida accelerazione il 29 aprile 2024 l’Istituto Nazionale di Meteorologia/Inmet lanciava un primo allarme rosso per le forti piogge e già il 1° maggio lo Stato di RS decretava calamità naturale. In parallelo il numero di morti, dispersi, sfollati cresceva per giungere in un primo bilancio provvisorio verso metà maggio rispettivamente a 151, 104 e 538.245 distribuiti fra 44 città, oltre ad alcune centinaia di feriti. Già il 5 maggio il presidente della Repubblica Luiz Inácio Lula da Silva e componenti dei governo raggiungeva RS incontrando uno scenario di guerra; in tale occasione annunciava misure importanti di soccorso e ricostruzione confermate e attivate in successive visite e comunicati ufficiali. Finalmente il 15 maggio il fiume Guaíba ha cominciato a decrescere, ma la fine della sommersione è lontana. Il nodo critico del complesso idraulico è costituito dal breve corso del Guaíba che, dopo avere raccolto un complesso reticolo di corsi d’acqua , raggiunge la vasta Lagoa dos Patos che forma un basso specchio d’acqua che lambisce la terra ferma ed è contornato verso est da un cordone litoraneo. Ma molte altre parti dello Stato hanno sofferto sommersione, come la valle del Taquari verso nordest, già colpita a settembre 2023. Peraltro non esistono sistemi idraulici semplici, soprattutto quando molto trasformati dall’azione antropica e con denso insediamento impermeabilizzante. In questa, come nella maggior parte delle catastrofi ambientali, fattori naturali e antropici di intrecciano e si condizionano reciprocamente producendo non di rado una ricaduta politica e nelle relazioni sociali che può essere duratura. Specifico l'episodio in modo un po’ dettagliato, perché le sue caratteristiche si ripetono ( e probabilmente si ripeteranno) più o meno simili in quasi tutti i disastri ambientali.
Fattori naturali dell’inondazione. Nella prima metà di maggio 2024 le precipitazioni sono state molto intense e al di sopra delle medie. Come ricorda la ecologa dell’Università di Brasilia Mercedes Bustamante RS è il punto di incontro di sistemi tropicali e polari che determinano un modello con periodi di piogge intensi e altri di secco marcato. A questo si è aggiunta la formazione di una massa di aria calda sull’area centrale del paese che ha bloccato il fronte freddo proveniente dal Sud, la permanenza degli effetti di El Niño e, ovviamente, il contesto complessivo di riscaldamento globale. Contesto confermato, se ce ne fosse bisogno, dalla perdita dell’ultimo ghiacciaio del Venezuela, La Corona nel Parco della Sierra Nevada nelle vicinanze del picco che Alexander von Humboldt vide nel suo viaggio alle regioni equinoziali all’inizio del XIX e che porta il suo nome. Anche il vento che soffiando verso terra intralciava ulteriormente lo scarico delle acque. Ma questo possibile panorama era ignoto e imprevedibile?
Fattori antropici. Ovviamente no, tanto è vero che nel corso del tempo, ed in particolare negli anni ’70 ricordando la grande inondazione del 1941, era stato costruito un Sistema di Protezione contro le Piene di Porto Alegre lungo un percorso di 68 km di dighe complete di 14 paratie mobili e 23 stazioni di pompaggio con 86 idrovore, la cui manutenzione è responsabilità dei municipi. Un sistema che nel corso degli anni ha protetto la città. Ma questa volta esso è rimasto inerte, probabilmente per mancanza di manutenzione, per cui l’acqua, che non ha superato il muro di contenimento di 6 metri, si è immessa dal basso.
Ormai sappiamo molto bene che la copertura del suolo è punto nevralgico per contrastare il dissesto. Dati elaborati dal consorzio Map Biomas informano che fra 1985 (primo anno di rilevamento del satellite Landsat) e 2022 RS ha perso 3,5 milioni di ha di vegetazione nativa pari a 22% di tutta la copertura originale dello Stato (foreste, formazioni campestri di graminacee, pantani) e quasi 1/3 di questo totale è concentrati nel bacino idrografico del Guaíba (1,3 milioni di ha). Alla perdita delle formazioni campestri fa da contrappunto l’incremento della superficie destinata alla soia (+ 366%) passata da 1,3 milioni di ha nel 1985 a 6,3 milioni nel 2022. Anche la selvicoltura commerciale di eucalipti e pini ha avuto un incremento di 1.399%, da 79.000 ha a 1,19 milioni. Noto anche è che la deforestazione amazzonica ha conseguenze nel sud est e nel sud della Federazione modificando il trasferimento di umidità attraverso l’atmosfera.
Conseguenze politiche ed economiche. Che le grandi stragi conseguenza di accadimenti ambientali drammatici anche per incompetenza amministrativa allunghino le loro ombre sulla scena politica è cosa nota: così il terremoto di Managua del 1972 che seppellì probabilmente 10.000 cittadini/e non era stato dimenticato nella rivolta di alcuni anni dopo che nel 1979 spazzò via la putrida dinastia dei Somoza; e il terremoto dell’Irpinia del 23 novembre 1980 con i suoi quasi 3000 defunti, marchiato dalle dure parole del presidente Pertini per l’incompetenza di chi aveva responsabilità di governo, riuscì poco dopo a togliere l’esecutivo dalle mani della Democrazia Cristiana. E gli esempi possono continuare. E adesso a RS?
Quello che è subito emerso è una forte dicotomia fra governo dello Stato di RS e esecutivo federale: il primo quasi immobile, il secondo molto operativo con iniziative immediate di soccorso materiale e trasferimento di risorse. In un sistema federativo tutto ciò non è semplice perché tocca il punto sensibile dei rapporti fra centro e periferia: infatti da parte gaucha alti lamenti si sono alzati quanto il presidente della Repubblica ha nominato un ministro del proprio governo e del proprio partito nel Ministero per la ricostruzione di RS per accompagnare in loco il coordinamento degli interventi di ripristino, cosa peraltro più che giustificata dal fatto che la maggior parte delle risorse vengono dal bilancio federale. RS, come altri stati del Sud del paese, è retto da un governo di destra molto ideologica e scarsamente istituzionale. Immediatamente dopo la catastrofe è esplosa una capillare diffusione di notizie false moltiplicate all’infinito dai social e dai robot denunciando l’assenza di soccorso, gli intralci della burocrazia e il solo intervento dei volontari. Affermazioni di pura fantasia smentita dai fatti e non corrette, anzi, dai mass media commerciali. Naturalmente le necessità di spesa imposte dalla situazione estrema mettono a repentaglio le previsioni di bilancio ed economiche aprendo il campo a ulteriori attacchi all’esecutivo.
Fonti: Rodrigo Thiel, Entende como funciona o sistema de diques de diques de Porto Alegre, “Correio do povo”, 25.9.2023; Movimento dos atingidos por barragens, Para atender regiões atingidas MAB estrutura 10 cozinhas no Rio Grande do Sul, mab.org.br, 7.5.2024; A cronologia da tragédia no Rio Grande do Sul, “BBC News Brasil”, 12.05.2024; Murilio Pajolla, O que o desmatamento da Amazônia tem a ver com as cheias no Rio Grande do Sul, “Brasil de Fato”, 12.5.2024; Cidades do Vale do Taquari (RS) que estavam se recuperando ficam debaixo d'água novamente, “Jornal Nacional,” 13.5. 2024; Ana Gabriela Sales, Governo do Rio Grande do Sul descumpre ordem sudicial sobre vegetação naitva ha 8 anos; preservação teria mitigado efeitos da tragedia atual, “GGN”, 15.5.2024; Leandro Prazeres, Como troca de vegetação nativa por soja pode ter agravado as enchentes no Rio Grande do Sul, “BBC News Brasil”, 15.5.2024; Camila Bezerra, Manutenção em sistema contra enchentes de PortoAlegre teria evitado tragedia, garantem especialistas, “GGN”, 16.5.2024.
Prevenzione*
di Gleisi Hoffmann (Presidente del PT)
Cosa avrebbero potuto e dovuto fare le autorità pubbliche? La stessa domanda fu posta nel gennaio 2011, quando il più grande disastro mai accaduto in Brasile colpì la regione montuosa di Rio, con frane che causarono la morte di oltre 900 persone e lo sfollamento di 300.000 persone, e oggi vale la pena rivedere le risposte di quella volta. (Allora) il nuovo governo della presidente Dilma Rousseff (1° gennaio 2011) ha reagito alla tragedia di Rio implementando un sistema di prevenzione e risposta ai disastri naturali, che semplicemente non era mai esistito nel paese. Quel piano, rafforzandosi con investimenti, personale e una linea ministeriale e federativa di integrazione, ha dato risultati concreti e ha aperto un percorso virtuoso. E oggi avrebbe un valore inestimabile, se non fosse stato impoverito dalla crisi fiscale, dall’evasione fiscale e dall’incuria imposti dopo il colpo di stato del 2016.
Il Piano nazionale per la gestione delle crisi e la risposta ai disastri naturali è stato strutturato attorno a quattro assi: monitoraggio e allerta, mappatura, risposta e prevenzione. La sua operatività pratica è iniziata con la creazione, nel 2011, nell'ambito del Ministero della Scienza, della Tecnologia e dell'Innovazione, del Centro nazionale per il monitoraggio e allerta dei disastri naturali – Cemaden. Con più di 200 dipendenti e specialisti, Cemaden ha fornito al Paese la più grande rete di monitoraggio dei rischi idrici, geologici e climatici nell’emisfero meridionale. Sono stati installati 9 nuovi radar, anche dell'Aeronautica Militare, acquistati e collocati 2.688 pluviometri automatici e 135 sensori di umidità del suolo, oltre a 105 stazioni idrologiche e stazioni robotiche. È stata completata la mappatura dei settori a rischio nelle aree urbanizzate di 1.123 comuni, inclusi gli 821 considerati prioritari per storia di eventi e disastri, oltre rilevamento cartografico delle aree franose e alluvionali in collaborazione con il Servizio geologico.
Il sistema di risposta alle catastrofi è iniziato con la ristrutturazione del Centro nazionale per la gestione dei rischi e delle catastrofi – Cenad, presso il Ministero dell’Integrazione, con il rafforzamento del personale affinché agisca 24 ore su 24, attraverso gli allarmi del Cemaden, in coordinamento con le autorità federali, statali e gli organi comunali. Sono state rafforzate le difese civili comunali. Giubbotti, camion, GPS, computer e altre attrezzature sono stati acquistati per 106 città. Entro il 2016, in tutto il Paese erano stati formati 31.500 agenti della protezione civile, tra cui 6.500 cittadini e cittadini volontari. Per i soccorsi è stata costituita la Forza Nazionale del SUS/Servizio Unico di Salute, con 30 squadre e 1.400 dipendenti. Sono stati acquistati sei ospedali da campo e tre gommoni di riserva, oltre a kit medicinali per situazioni di calamità.
Le Forze Armate sono state dotate di ponti mobili, hanno ricevuto ambulanze a quattro ruote motrici, piccole imbarcazioni e molte altre attrezzature. Per il rapido trasferimento delle risorse federali ai comuni, è stata creata la carta di pagamento della Protezione Civile, oltre ai kit di Sostegno Umanitario, con l'acquisto facilitato dai verbali di registrazione dei prezzi. Ed è stata istituita la Forza nazionale di emergenza, che si coordina nei comitati regionali CPRM, Cemaden, ANA, Cenade e MDS.
Le conoscenze scientifiche accumulate dal Cemaden sono state utilizzate anche per orientare l'azione del governo nella grande siccità che ha colpito il Nordest nel 2012 e nella crisi idrica del 2014, la più grave nella storia del Paese. Ed è stato proprio il coordinamento con Cenad, Forza Nazionale del SUS e Fiocruz a garantire il contrasto efficace, in soli otto mesi, dell’epidemia di Zikavirus, che oltre a mettere a rischio la salute della popolazione ha anche messo a repentaglio lo svolgimento delle Olimpiadi di Rio nel 2016.
Sfortunatamente per il Paese, il Piano elaborato durante il governo Dilma ha perso risorse di bilancio e operative nei due governi successivi, cosa che è stata denunciata dalla squadra di transizione del governo Lula nel 2022. Salvare questa iniziativa è ciò che il presidente Lula sta facendo dopo questo disastro a Rio Grande do Sul. Prevenire e agire urgentemente in caso di catastrofi costituisce una priorità politica e di bilancio. Le immense risorse pubbliche che saranno investite nella ricostruzione del Rio Grande sono incomparabilmente maggiori di quanto sarebbe stato necessario nell'indispensabile azione preventiva dello Stato. C'è sempre tempo per fare la cosa giusta.
* Fonte: Gleisi Hoffmann - "Dilma criou u sistema de prevenção e respostas aos desastres naturais que Lula esta retomando, “Brasil 247, 15.5. 2024 (traduttore Google)
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