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Georgia, la legge anti-ong non è così strampalata: perché la ritengo legittima
Paolo Ferrero* In questi giorni il parlamento georgiano ha approvato 84 voti a 30 – in terza lettura – una legge che obbliga le organizzazioni non governative e i media che ricevono più del 20% dei loro finanziamenti dall’estero a registrarsi come organizzazione che promuove gli interessi di una potenza straniera. Si prevede una multa per aver evaso la registrazione. Questa legge serve a rendere evidente un fenomeno inaccettabile per qualunque democrazia e cioè che associazioni lautamente finanziate dall’estero possano presentarci come espressione della società civile e nel contempo operare per conto terzi a modificare o sovvertire la situazione del paese. Non si tratta quindi a mio parere di una legge così strampalata, soprattutto in un paese come la Georgia che su poco più di 3 milioni di abitanti vede la presenza di ben 25.000 Organizzazioni Non Governative (ong) di cui il 90% riceve finanziamenti dall’estero… Eppure l’Unione Europea ha preso posizione attraverso numerosi suoi esponenti contro questa legge che viene bollata come “russa”. Ad esempio, l’Alto rappresentante per gli Affari esteri dell’Ue Josep Borrell in una dichiarazione co-firmata con la Commissione europea, ha affermato che la legislazione è contraria alle ambizioni di adesione della Georgia all’Ue e dovrebbe essere eliminata nella sua interezza. “L’adozione di questa legge ha un impatto negativo sul cammino della Georgia verso l’Ue. La scelta della strada da seguire è nelle mani della Georgia – si legge nella nota – Esortiamo le autorità georgiane a ritirare la legge, a mantenere il loro impegno verso il percorso di adesione all’Ue e a portare avanti le riforme necessarie”. Contro l’adozione di questa legge vi sono state varie manifestazioni popolari culminate nell’assalto al parlamento georgiano che è stato anche fatto oggetto di lancio di bottiglie molotov. A queste manifestazioni si sono unite ieri anche i ministri degli esteri di Estonia, Lituania e Islanda, determinando la modifica della coreografia, con l’inserimento dell’inno d’Europa nelle manifestazioni. In pratica ministri degli esteri di alcuni stati europei stanno partecipando a manifestazioni contro il legittimo Parlamento della Georgia perché questo vuole rendere trasparenti i finanziamenti esteri che arrivano alle organizzazioni non governative del paese… La vicenda può apparire surreale perché è del tutto evidente che la scelta del Parlamento georgiano di rendere pubblici i finanziamenti esteri delle numerosissime ong presenti e operanti in Georgia non solo è del tutto legittima ma ricalca leggi presenti in moltissimi paesi, tra cui una approvata dagli Stati Uniti d’America nel lontano 1938… La vicenda appare meno surreale se si fa memoria al 2014: in Ucraina, a Kiev, sull’onda di un movimento del tutto simile a quello georgiano, avvenne un colpo di Stato che destituì il presidente legittimamente eletto e lo sostituì con un personaggio benvisto negli ambienti della Nato e degli Usa. L’esito di quel golpe lo vediamo oggi nella guerra del Donbass. Due differenze sono però significative con l’Ucraina di dieci anni fa. La prima è che non esiste in Georgia un partito nazista come Pravyj Sector che a Kiev prese parte all’assalto armato del Parlamento. La seconda è che certe operazioni riescono una volta ma poi hanno difficoltà a ripetersi: la gente si sveglia… Negli anni 60 e 70 per sovvertire le democrazie sono stati usati i colpi di Stato. Poi sono diventati impopolari e sono stati sostituiti da golpe bianchi fatti dalla magistratura: leggo così “l’operazione lava jato” (operazione autolavaggio) in Brasile che è stata alla base della destituzione della legittima presidente del Brasile Dilma Rousseff e dell’arresto – prima che venisse rieletto dal volto popolare – del presidente Lula. L’ultima scoperta dei potentati occidentali sono state le rivoluzioni colorate – largamente finanziate dall’estero – di cui l’Ucraina ha rappresentato il caso di maggior successo. In Georgia la maggioranza della popolazione si è resa conto che chi assalta il Parlamento per impedire che una legge renda trasparenti i finanziamenti esteri alle varie organizzazioni forse ha qualcosa da nascondere… Parlo di questa situazione georgiana perché l’Unione Europea ha preso posizione contro questa legge ed ha minacciato la Georgia di non proseguire nel percorso di entrata nell’Unione, ma non ha assunto una posizione formale contro la legge in questione. Per farlo avrebbe dovuto raccogliere il consenso di tutti i leader europei, compreso quel Robert Fico, primo ministro slovacco che mercoledì sera è stato sparato da un vero liberale filo occidentale, suo oppositore politico. I vertici dell’Unione Europea sapevano che il consenso di Fico non l’avrebbero avuto e per questo stanno facendo pressioni – con le rivolte – sul parlamento georgiano. Fa abbastanza impressione che un paese venga minacciato di non essere accolto nell’Unione Europea perché pretende di sapere se le organizzazioni presenti sul suo territorio sono finanziate dall’estero. Fa abbastanza impressione che un leader di un paese europeo venga sparato perché non genuflesso alla Nato. Fa altrettanta impressione che Chef Rubio venga aggredito da una squadraccia fascista a causa della sua denuncia del genocidio che lo stato di Israele sta portando avanti da mesi ai danni del popolo palestinese a Gaza. Una, due, tre, troppe stranezze. Una, due, tre, troppa distanza tra le notizie dei telegiornali e la realtà. Una, due, tre cose che ci parlano di una mefitica puzza di regime, di cui non fa parte solo la Meloni ma il complesso delle classi dominanti italiane ed europee. Di cui liberarsi il prima possibile.
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