Care compagne e cari compagni,
riproduciamo un dossier per rilanciare la campagna di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS) nei confronti di Israele. E' sempre più evidente la distanza tra ciò che sentono le popolazioni e le decisioni politiche dei governi occidentali (il governo Meloni al primo posto) rispetto al genocidio ed alla pulizia etnica in corso contro i Palestinesi.
E' sempre più intollerabile la sfacciata impunità di cui continuano a godere i crimini di guerra e l'occupazione, così come la complicità con Israele del governo Meloni (e di quelli precedenti).
Ancora una volta, per la nostra società, si dimostra la necessità di agire direttamente, rafforzando un amplio movimento, come quello che fece cadere il regime dell’apartheid in Sudafrica. Da tempo, anche in Italia, il movimento BDS (Boicottaggio, Disinvestimenti, Sanzioni) ne sottolinea l'urgenza nell'agenda politica.
Il Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea conferma il suo appoggio convinto al BDS e la sua mobilitazione (in Italia ed in Europa) per porre urgentemente fine al genocidio in atto.
Area Esteri e Pace
PRC-SE
Le autorità israeliane temono grandemente la campagna internazionale di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni. In un documento dedicato a contrastare le campagne di boicottaggio, un funzionario israeliano scrive: Il pericolo per Israele dipende dal potenziale effetto “valanga” di queste campagne. In diversi aspetti, il numero delle campagne che raggiungono il loro obiettivo è meno importante che la percezione che il movimento nel suo complesso sta guadagnando sul terreno. Questa percezione genera legittimità per la guerra soft, invoglia altri ad unirsi e può diventare una profezia che si autoavveri. È essenziale quindi che gli organismi del governo incaricati di elaborare la strategia di Israele per combattere la guerra soft dedichino risorse importanti per tagliare le gambe al movimento BDS. Ci sono poche possibilità che qualsiasi argomento possa convincere i sostenitori più convinti del BDS che è sbagliato isolare Israele. La percezione, tuttavia, che il movimento abbia successo deve essere contrastata”. Per questa ragione alle grandi mobilitazioni di solidarietà con il popolo palestinese nelle piazze va affiancata una vasta e capillare mobilitazione che costringa governi e aziende a mettere fine ad ogni collaborazione con le istituzioni israeliane. Per non lasciare le cose come stanno e continuare a sviluppare la mobilitazione e l’attivazione registrata in queste settimane in solidarietà con il popolo palestinese, serve una “spallata” che renda credibile una pace giusta in Medio Oriente tra Palestina e Israele. ****** Sul piano politico e istituzionale Sul piano politico istituzionale occorre tornare a chiedere al Parlamento la revoca del Memorandum di Intesa sulla cooperazione militare Italia-Israele del 2003, approvato dal Parlamento nel 2005 e ampliato nel 2019. L’accordo viene rinnovato automaticamente ogni cinque anni, ma potrebbe essere revocato in qualsiasi momento se ce ne fosse la volontà politica, anche prima del suo rinnovo automatico previsto per il 2025. Va chiesto al Parlamento e al governo la cessazione degli accordi di collaborazione militare tra Italia e Israele. Inoltre, vanno revocati gli accordi tra enti locali e soprattutto tra le università italiane e istituzioni israeliane. Enti locali e società municipalizzate Per gli enti locali è particolarmente importante agire sugli accordi tra le aziende multiutility dei Comuni. È il caso della Iren (Parma ed Emilia) con la Mekorot israeliana, dell’Acea (Roma) sempre con la Mekorot e della A2A (Lombardia) con il fondo israeliano SIBF. Alla Mekorot, sono state “trasferite” nel 1982 dalle autorità militari israeliane tutte le infrastrutture idriche palestinesi per il prezzo simbolico di uno shekel (Euro 0,20). L’azienda pratica una sistematica discriminazione nelle forniture di acqua alla popolazione palestinese, costretta a comprare la propria acqua dalla ditta israeliana a prezzi decisi da Israele. Riduce regolarmente le forniture idriche ai palestinesi, fino al 50%, a favore delle colonie illegali e dell’agricoltura intensiva israeliana, creando quello che Al Haq chiama “l’apartheid dell’acqua”. Il consumo pro capite dei coloni israeliani, infatti, è di 369 litri al giorno mentre quello dei palestinesi è di 73 litri, al di sotto della quantità minima raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità di 100 litri. L’A2A, società multiutility italiana quotata in Borsa e presente a Milano, Brescia, Bergamo, ha firmato recentemente con il fondo di venture capital israeliano “Southern Israel Bridging Fund (SIBF)” un memorandum d’intesa per la valutazione delle reciproche opportunità di investimento in start-up, sia italiane che israeliane, in particolare nel settore della transizione ecologica. Università In questi anni sono aumentati enormemente gli accordi di collaborazione con istituzioni israeliane di molti atenei italiani e, contestualmente, su sistematiche e puntuali pressioni dell’ambasciata israeliana sono state vietate le iniziative sul Bds nelle università italiane. Molti degli accordi di collaborazione vengono regolati in base all’Accordo di Cooperazione Industriale, Scientifica e Tecnologica Italia-Israele siglato nel giugno del 2000 a Bologna. Nel 2020 alcune università italiane hanno partecipato ad un grande evento (Road Show delle università italiane in Israele). Un appello sottoscritto recentemente tra più di 4000 accademici e ricercatori e numerose iniziative degli studenti, hanno chiesto di sospendere gli accordi di collaborazione universitaria e scientifica tra Italia e Israele. Questo è l’elenco delle università da tenere sotto osservazione:
Le autorità israeliane temono grandemente la campagna internazionale di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni. In un documento dedicato a contrastare le campagne di boicottaggio, un funzionario israeliano scrive: Il pericolo per Israele dipende dal potenziale effetto “valanga” di queste campagne. In diversi aspetti, il numero delle campagne che raggiungono il loro obiettivo è meno importante che la percezione che il movimento nel suo complesso sta guadagnando sul terreno. Questa percezione genera legittimità per la guerra soft, invoglia altri ad unirsi e può diventare una profezia che si autoavveri. È essenziale quindi che gli organismi del governo incaricati di elaborare la strategia di Israele per combattere la guerra soft dedichino risorse importanti per tagliare le gambe al movimento BDS. Ci sono poche possibilità che qualsiasi argomento possa convincere i sostenitori più convinti del BDS che è sbagliato isolare Israele. La percezione, tuttavia, che il movimento abbia successo deve essere contrastata”. Per questa ragione alle grandi mobilitazioni di solidarietà con il popolo palestinese nelle piazze va affiancata una vasta e capillare mobilitazione che costringa governi e aziende a mettere fine ad ogni collaborazione con le istituzioni israeliane. Per non lasciare le cose come stanno e continuare a sviluppare la mobilitazione e l’attivazione registrata in queste settimane in solidarietà con il popolo palestinese, serve una “spallata” che renda credibile una pace giusta in Medio Oriente tra Palestina e Israele. ****** Sul piano politico e istituzionale Sul piano politico istituzionale occorre tornare a chiedere al Parlamento la revoca del Memorandum di Intesa sulla cooperazione militare Italia-Israele del 2003, approvato dal Parlamento nel 2005 e ampliato nel 2019. L’accordo viene rinnovato automaticamente ogni cinque anni, ma potrebbe essere revocato in qualsiasi momento se ce ne fosse la volontà politica, anche prima del suo rinnovo automatico previsto per il 2025. Va chiesto al Parlamento e al governo la cessazione degli accordi di collaborazione militare tra Italia e Israele. Inoltre, vanno revocati gli accordi tra enti locali e soprattutto tra le università italiane e istituzioni israeliane. Enti locali e società municipalizzate Per gli enti locali è particolarmente importante agire sugli accordi tra le aziende multiutility dei Comuni. È il caso della Iren (Parma ed Emilia) con la Mekorot israeliana, dell’Acea (Roma) sempre con la Mekorot e della A2A (Lombardia) con il fondo israeliano SIBF. Alla Mekorot, sono state “trasferite” nel 1982 dalle autorità militari israeliane tutte le infrastrutture idriche palestinesi per il prezzo simbolico di uno shekel (Euro 0,20). L’azienda pratica una sistematica discriminazione nelle forniture di acqua alla popolazione palestinese, costretta a comprare la propria acqua dalla ditta israeliana a prezzi decisi da Israele. Riduce regolarmente le forniture idriche ai palestinesi, fino al 50%, a favore delle colonie illegali e dell’agricoltura intensiva israeliana, creando quello che Al Haq chiama “l’apartheid dell’acqua”. Il consumo pro capite dei coloni israeliani, infatti, è di 369 litri al giorno mentre quello dei palestinesi è di 73 litri, al di sotto della quantità minima raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità di 100 litri. L’A2A, società multiutility italiana quotata in Borsa e presente a Milano, Brescia, Bergamo, ha firmato recentemente con il fondo di venture capital israeliano “Southern Israel Bridging Fund (SIBF)” un memorandum d’intesa per la valutazione delle reciproche opportunità di investimento in start-up, sia italiane che israeliane, in particolare nel settore della transizione ecologica. Università In questi anni sono aumentati enormemente gli accordi di collaborazione con istituzioni israeliane di molti atenei italiani e, contestualmente, su sistematiche e puntuali pressioni dell’ambasciata israeliana sono state vietate le iniziative sul Bds nelle università italiane. Molti degli accordi di collaborazione vengono regolati in base all’Accordo di Cooperazione Industriale, Scientifica e Tecnologica Italia-Israele siglato nel giugno del 2000 a Bologna. Nel 2020 alcune università italiane hanno partecipato ad un grande evento (Road Show delle università italiane in Israele). Un appello sottoscritto recentemente tra più di 4000 accademici e ricercatori e numerose iniziative degli studenti, hanno chiesto di sospendere gli accordi di collaborazione universitaria e scientifica tra Italia e Israele. Questo è l’elenco delle università da tenere sotto osservazione:
- Politecnico di Milano
- Politecnico di Torino.
- Scuola Superiore Sant’Anna – Pisa
- Università degli Studi di Bari – Aldo Moro
- Università degli Studi di Bologna
- Università degli Studi di Firenze
- Università degli Studi di Milano – Bicocca
- Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia
- Università degli Studi di Padova
- Università di Roma – Sapienza
- Università di Roma – Tor Vergata