I palestinesi chiedono di fare la massima pressione per fermare il genocidio e smantellare l’apartheid.
La Corte internazionale di giustizia (ICJ) oggi ha fatto la storia. Ha confermato la plausibilità dell’accusa del Sudafrica ai sensi della Convenzione sul genocidio secondo cui “Israele si è impegnato, si sta impegnando e rischia di impegnarsi ulteriormente in atti di genocidio contro il popolo palestinese a Gaza”. Ordina a Israele di prevenire qualsiasi atto genocida, di impedire ai suoi militari di commettere tali atti e di garantire l’ingresso di cibo, acqua, medicine e altri bisogni umanitari nella Striscia di Gaza occupata e assediata.
Il Comitato di coordinamento anti-apartheid palestinese (PAACC), che comprende il Dipartimento anti-apartheid dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), il Comitato anti-apartheid del Consiglio nazionale palestinese (PNC), il movimento BDS, il Consiglio dell’Organizzazione palestinese per i diritti umani (PHROC) e la Rete delle ONG palestinesi (PNGO), accoglie con entusiasmo la storica decisione della Corte internazionale di giustizia. Le decisioni della Corte internazionale di giustizia sono definitive, vincolanti e non soggette ad appello, e tutti gli stati devono rispettare i loro obblighi legali adottando unilateralmente e collettivamente tutte le misure possibili per garantire urgentemente e definitivamente che Israele rispetti la decisione della Corte e attui pienamente e senza ritardi le misure provvisorie ordinate.
Mentre la Corte non è riuscita a ordinare esplicitamente un cessate il fuoco immediato e permanente per fermare il genocidio, ora più che mai gli stati devono essere sottoposti a pressioni affinché adempino ai loro obblighi legali e impongano a Israele un cessate il fuoco.
La decisione della Corte internazionale di giustizia affida ora una maggiore responsabilità legale, e morale, sulle spalle degli stati che rispettano il diritto internazionale, della società civile e delle persone di coscienza in tutto il mondo per porre fine al genocidio in corso da parte di Israele e per contribuire a smantellare il sistema di oppressione sottostante.
Tutti gli stati, le aziende, le istituzioni, i media, che sono complici con qualsiasi aspetto del regime israeliano di colonialismo di insediamento, apartheid e occupazione militare, in vigore da 75 anni, devono porre fine immediatamente a questa complicità ed essere ritenuti responsabili per il loro aiuto e il loro sostegno a crimini di guerra, crimini contro l’umanità e, plausibilmente, genocidio. Gli stati terzi che hanno consapevolmente fornito armi, materiali e altro sostegno a Israele da utilizzare in crimini atroci, compreso il genocidio, devono essere ritenuti responsabili per avere contribuito ad atti illeciti a livello internazionale e a violazioni delle norme di diritto cogente nell’ambito del diritto internazionale.
A seguito della storica decisione della Corte internazionale di giustizia secondo cui Israele sta plausibilmente commettendo un genocidio, e dato che gli stati parti della Convenzione sul genocidio hanno un obbligo erga omnes di prevenire e punire il crimine di genocidio, devono:
Imporre un embargo militare bilaterale a Israele, adoperarsi per adottare un embargo obbligatorio sulle armi nei suoi confronti presso le Nazioni Unite e adottare altre misure punitive per prevenire e reprimere i suoi atti di genocidio e porre fine alla fornitura di sostegno economico e diplomatico.
Imporre sanzioni economiche legittime e proporzionate e altre contromisure a Israele, inclusa la cancellazione di tutti gli accordi di libero scambio e di cooperazione, finché non adempirà ai suoi obblighi ai sensi del diritto internazionale.
Agire immediatamente per espellere Israele dalle sedi internazionali, tra cui l’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il Comitato Olimpico Internazionale, la FIFA e altri, come è avvenuto nel caso del Sudafrica dell’apartheid.
Gli stati parte della Corte penale internazionale (CPI) devono fare pressione sul Procuratore affinché porti avanti rapidamente le indagini su tutti i crimini di guerra, i crimini contro l’umanità e gli atti di genocidio compiuti da autori israeliani contro il popolo palestinese, e emetta immediatamente e senza ulteriori ritardi mandati di arresto per le denunce presentate alla Corte, dal 2014. Devono inoltre garantire che la Corte disponga di tutte le risorse per garantire la fattibilità delle indagini sulla situazione in Palestina.
Arrestare e perseguire, anche applicando la giurisdizione universale, cittadini israeliani, compresi funzionari governativi, o persone presenti sul loro territorio o nella loro giurisdizione, che hanno incitato al genocidio, sostenuto il genocidio o compiuto atti di genocidio contro il popolo palestinese.
Agire secondo la propria responsabilità per garantire che le entità e le istituzioni aziendali domiciliate nel loro territorio o sotto la loro giurisdizione cessino di agevolare e sostenere il genocidio che sta commettendo Israele e altri crimini ai sensi del diritto internazionale, compreso il crimine contro l’umanità di apartheid contro il popolo palestinese.
Unirsi al vasto e crescente numero di stati del Sud del mondo nel sostenere il ricorso per genocidio del Sudafrica contro Israele presso l’ICJ.
L’ordine di misure provvisorie può contribuire alla protezione dei diritti dei palestinesi da “ulteriori, gravi e irreparabili danni” come richiesto dal Sud Africa. Se attuate, le misure potrebbero fermare il grave danno causato dal genocidio da parte di Israele contro 2,3 milioni di palestinesi, ma anche quando gli incessanti bombardamenti israeliani sui civili e sulle infrastrutture civili finiranno, la carestia e le malattie infettive che si stanno diffondendo a Gaza a causa dell’assedio mortale e della distruzione di case da parte di Israele continueranno a devastare i palestinesi. Gli esperti dei diritti umani delle Nazioni Unite hanno avvertito che tutti i palestinesi di Gaza, metà dei quali bambini, soffrono la fame e oltre mezzo milione sta “morendo di fame”.
C’è ancora molto da fare per affrontare le cause profonde della Nakba palestinese in corso. “Gli atti genocidi di Israele”, come ha affermato il Sudafrica davanti alla Corte Internazionale di Giustizia, devono essere intesi “nel contesto più ampio dei 75 anni di apartheid di Israele, dei 56 anni di occupazione e dei 16 anni di assedio imposti alla Striscia di Gaza”. La violenza coloniale di Israele dal 1948, ha affermato il Sudafrica, “ha sistematicamente e con la forza espropriato, sfollato e frammentato il popolo palestinese, negandogli deliberatamente il diritto, inalienabile e riconosciuto a livello internazionale, all’autodeterminazione e il diritto, riconosciuto a livello internazionale” al ritorno dei profughi alle loro città e ai loro villaggi, in quello che oggi è lo Stato d’Israele”.
Nell’appello unificato contro l’apartheid palestinese del 2023, i palestinesi hanno affermato che “lo smantellamento del regime israeliano di colonialismo di insediamento e apartheid è una condizione indispensabile affinché il popolo palestinese possa esercitare tutti i suoi diritti legittimi e inalienabili, come previsto dal diritto internazionale”.
Il popolo palestinese sa fin troppo bene che solo attraverso il potere popolare, l’unità e la mobilitazione possiamo ottenere giustizia ed essere in grado di esercitare i nostri diritti inalienabili. Chiediamo alle persone di tutto il mondo di cogliere questo momento, risultato della sentenza della Corte internazionale di giustizia, e di rispondere all’appello unificato palestinese “per rafforzare la crescente solidarietà con il popolo palestinese e la nostra giusta causa sostenendo, e partecipando attivamente, al movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (BDS) guidato dai palestinesi”.
La giustizia è l’unica soluzione accettabile. Qualsiasi azione o sforzo diplomatico che non sia incentrato sulla fine e sulla punizione del genocidio, dei crimini contro l’umanità, dei crimini di guerra e delle violazioni dei diritti umani di Israele, così come sulla fine di ogni tipo di complicità internazionale, equivale a perpetuare l’impunità, l’ingiustizia e l’oppressione del nostro popolo, smantellando ulteriormente lo stato di diritto internazionale.
Fonte: Comitato nazionale palestinese per il BDS (BNC)