di Paolo Benvegnù *
In queste settimane, a Vicenza e nel Veneto c’è stata una forte e costante mobilitazione contro la presenza di Israele alla fiera dell’oro. In tutte le città capoluogo della regione ma, anche in piccole citta di provincia si sono tenute manifestazioni e iniziative di solidarietà con il popolo palestinese, molto partecipate, in modo significativo dalle giovani generazioni migranti, contro la presenza della industria dei diamanti di Tel Aviv nel capoluogo Berico.
Per esplicita dichiarazione dello stesso Netanyahu, parliamo di un settore dell’economia che finanzia quasi il 90% delle spese per l’ esercito e l’ apparato di sicurezza dello stato sionista. La fiera di Vicenza è una delle più importanti a livello mondiale. Ci saranno espositori e acquirenti da ogni parte del globo. Per l’Italia l’industria orafa è una delle voci più rilevanti delle esportazioni del nostro paese. La manifestazione indetta dalle comunità palestinesi entra nel vivo, quindi, di un settore di non poco conto del commercio mondiale e sicuramente di prima grandezza per Israele. La fiera di Vicenza è una vetrina per un business che non ha rallentato nemmeno con la pandemia e continua a crescere con percentuali a due cifre . Portare la nostra rabbia e la nostra collera per il genocidio in corso a Gaza in un contesto che è fortemente internazionalizzato ci permette di manifestare davanti al mondo intero la nostra rivolta contro il massacro della popolazione di Gaza, delle bambine e dei bambini che sono morti e continuano a morire a migliaia sotto le bombe israeliane, nel silenzio e nella complicità di larga parte dell’Occidente del governo italiano e dell’Unione Europea.
La comunità palestinese e i suoi rappresentanti in Veneto si sono spesi, oltre le loro stesse energie, per fare delle giornate della fiera di Vicenza un’occasione non solo di mobilitazione e di lotta. Hanno anche chiesto all’amministrazione di Vicenza, al suo sindaco Possamai, di pronunciarsi contro la presenza di Israele alla fiera. La risposta che hanno ricevuto è stata un generico richiamo alla pace, senza alcuna distinzione tra oppressi ed oppressori. Lo stesso granitico silenzio omertoso degli esponenti della “Sinistra” che lo hanno sostenuto e sono con lui al governo della città. È il sindaco che dopo il 7 ottobre si e immediatamente incontrato con esponenti della comunità ebraica per dare la sua solidarietà contro l’attacco di Hamas. Nessun incontro con la comunità palestinese e nemmeno le condoglianze per la strage in corso a Gaza.
Oltre alla manifestazione di sabato preceduta alla mattina da una indetta dai centri sociali del nord-est con l’obiettivo di raggiungere la fiera, naturalmente non autorizzata, e alla quale come Rifondazione comunista Veneto abbiamo dato la nostra adesione, ci saranno iniziative di dibattito e dì confronto a cominciare da una prima assemblea, Venerdì 19 alla quale parteciperà il compagno Maurizio Acerbo. Altre seguiranno domenica e lunedì con la partecipazione di esponenti delle associazioni ebraiche contro la guerra, dagli Stati Uniti e dall’Inghilterra, Moni Ovadia, la ambasciatrice Basile e il nostro compagno Paolo Ferrero.
Di fronte alla ferocia e alla protervia con cui Israele continua la sua politica di annientamento della popolazione di Gaza, di distruzione delle abitazioni, degli ospedali, delle scuole, delle chiese e delle moschee, nonostante il crescente sdegno e le iniziative internazionali che chiedono il cessate il fuoco e la fine del massacro, la via di una costante mobilitazione deve essere per noi un dovere politico ma anche morale, un impegno vitale.
Sabato 20 alle ore 14, tutt* davanti alla stazione ferroviaria di Vicenza.
*Segretario regionale Veneto del Partito della Rifondazione Comunista -Sinistra Europea