Alba Vastano intervista Bassam Saleh, giornalista palestinese -
“Il conflitto c’è sempre stato, non solo dal 7 ottobre, tra il popolo palestinese e la potenza occupante. Una potenza sostenuta e appoggiata dall’Occidente capeggiato dagli Usa, per tenere tutta la regione del Medio Oriente in stato di instabilità e avere l’egemonia sulle risorse naturali, per la posizione geopolitica, quindi al servizio del capitalismo malvagio, ai produttori e fabbricanti di armi. Sono gli interessi dell’imperialismo americano e occidentale che perseguitano il popolo palestinese, vogliono togliere il diritto di resistere per esistere e vivere libero come tutti i popoli” ( Bassam Saleh)
A Gaza è in atto un genocidio, il massacro di un popolo in sofferenza da decine di anni, privato dei basilari diritti umani. Un popolo che per Netanyahu, primo ministro di Israele, e per i suoi seguaci non deve avere un territorio, né identità giuridica, né indipendenza, né alcuna forma autonoma di sostentamento. Nulla che gli consenta una vita dignitosa e il diritto di essere riconosciuti come popolo di uno Stato indipendente. il massacro in atto oggi con l’escalation dell’invasione a terra della Striscia di Gaza sta mietendo continuamente vittime fra i civili. I media ci presentano ogni minuto la visione di piccole vittime straziate sotto i bombardamenti.
Le piccole vittime palestinesi si sommano alle decine di giovanissime vittime israeliane causate da Hamas. ‘L’Unicef denuncia che oltre 2300 bambini sarebbero stati uccisi in due settimane di bombardamenti a Gaza. Più di 5300 sarebbero stati invece feriti’.. Adele Khodr, direttore generale Unicef per il Medio oriente e il Nord Africa denuncia“L’uccisione e la mutilazione di minori, gli attacchi su ospedali e scuole e la negazione dell’accesso umanitario costituiscono gravi violazioni dei diritti dei bambini. L’umanità deve prevalere”.
Il 24 Ottobre, in apertura della riunione speciale del Consiglio di sicurezza dedicato alla crisi in Medio Oriente, Antonio Guterres , segretario generale Onu, nel suo lungo appello alle eccellenze convocate, in un importante stralcio del suo lungo discorso ha affermato: “… È importante riconoscere che gli attacchi di Hamas non sono avvenuti nel vuoto. Il popolo palestinese è stato sottoposto a 56 anni di soffocante occupazione. Hanno visto la loro terra costantemente divorata dagli insediamenti e tormentata dalla violenza, la loro economia soffocata, la loro gente sfollata e le loro case demolite. Le speranze di una soluzione politica alla loro situazione sono svanite. Ma le rimostranze del popolo palestinese non possono giustificare gli spaventosi attacchi di Hamas. E questi terribili attacchi non possono giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese”.
All’appello di Guterres è seguito un duro attacco di Gilad Erdan, l’ambasciatore israeliano all’Onu, definendo Guterres ‘…completamente disconnesso dalla realtà della nostra regione..’ e ne ha chiesto le dimissioni.
Intanto dalle piazze di tutto il mondo si continuano a lanciare appelli per la Palestina libera e per fermare le armi. ‘Hamas? Allora perseguite Hamas e fermate il massacro esteso a tutto il popolo palestinese’. In sintesi è il pensiero di chi vuole giustizia e non una crudele vendetta estesa agli innocenti. La storia dello sfortunato popolo palestinese è complessa e arriva da lontano. Della sua storia, di quanto sta accadendo oggi in Palestina, e della possibile escalation che sta inevitabilmente coinvolgendo terre confinanti, con il pericolo di un coinvolgimento mondiale, ne parla, nell’intervista che segue, Bassam Saleh, giornalista palestinese, segretario Al Fatah in Italia, presidente dell’associazione ‘Amici dei Prigionieri Palestinesi’, fautore da sempre della causa per la Palestina libera.
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Alba Vastano: Bassam, anzitutto grazie per la disponibilità, anche perché in questi giorni sei impegnato ovunque, a causa del conflitto israelo/palestinese in atto. Iniziamo con un po’ di storia, perché se non si conoscono, o si vogliono ignorare, le cause che hanno scatenato oggi la guerra in corso, è facile condannare gli effetti di oggi. Quando ha inizio la sofferta storia del popolo palestinese?
Bassam Saleh: È una sofferenza che ha più di cento anni anzi, 106 anni per la precisione. Iniziata già dal 1917, con la promessa di Balfour, ministro degli Esteri britannico, in nome di sua maestà, di dare la Palestina come Home lande agli ebrei. All’ epoca la Palestina era sotto il mandato britannico che non aveva nessun diritto di farlo. Nel 1948 scadeva il suo mandato e nasceva lo stato di Israele, naturalmente dopo una guerra fantasma con alcuni paesi arabi. Sconfitti. Inizia la Nakba (catastrofe) del popolo palestinese, più di 850 mila persone son state costrette sotto le minacce delle armi e dei massacri, come la descrive Ilan Pappé nel suo eccellente libro ‘la pulizia etnica in Palestina’. Quello che non si racconta è l’occupazione israeliana e l’impotenza della comunità internazionale a obbligare Israele ad adempire alle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza. Aggiungiamo il sostegno acritico e la protezione incondizionata a Israele da tutte le amministrazione statunitensi che hanno fatto di Israele l’unico Stato al di sopra di ogni legge e normativa internazionale. Quindi prima di condannare gli effetti di oggi bisogna condannare l’occupazione che perdura da tantissimi anni e il regime di apartheid.
A.V.: Bassam Saleh cosa è accaduto il 7 Ottobre scorso? Si può definire un attacco terroristico da parte di Hamas su Israele o si può dire, forse in modo improprio, che è anche la conseguenza di quello che hanno subito i Palestinesi, espropriati dei loro diritti internazionali da 56 anni a oggi?
B.S.: È una reazione a 56anni di occupazione, più di 16 anni di assedio imposto illegalmente a Gaza e tanta violenza contro i palestinesi in Cisgiordania. Per non parlare delle provocazioni e profanazione dei luoghi sacri dell’ Islam e della cristianità. Si aggiungono a tutto questo gli arresti, la violenza quotidiana, le demolizione delle case, i posti di blocco, il muro confisca delle terre, la colonizzazione strisciante illegale. Ѐ un elenco infinito di violazioni di ogni diritto umano. Infine i Palestinesi sono ancora sotto una lunga occupazione coloniale di insediamento, hanno il diritto/ dovere di difendersi e di resistere contro l’occupazione, con ogni mezzo possibile.
A.V.: Hamas è un’organizzazione palestinese di matrice politico/ religioso, paramilitare. Parliamo di una sola parte del popolo palestinese. L’unica parte di questo sfortunato popolo che dovrebbe oggi essere perseguita. Come viene vista dai Palestinesi questa organizzazione interna che viene associata al braccio palestinese del fondamentalismo islamico?
B.S.: Hamas è un movimento di resistenza islamica, che fa parte del movimento dei Fratelli mussulmani mondiale, ha la sua organizzazione militare come tutti le organizzazioni palestinesi. Fa parte del tessuto sociale della società palestinese. Ha partecipato alle elezioni politiche del 2006 ed ha vinto la maggioranza dei seggi al Consiglio Legislativo Palestinese. È stata avversata da Israele, Usa, Ue sia quando ha formato il governo monocolore o di unità nazionale. Poi nel secondo governo 2007 ha preso il potere con le armi contro l’Autorità Nazionale Palestinese e da quell’anno Gaza è stata sottoposta all’assedio israeliano.
A.V.: Gli accordi di Oslo che hanno portato al riconoscimento dell’autorità nazionale palestinese sono stati evidentemente disattesi. Quali organizzazioni internazionali e quali avvenimenti lo hanno impedito in modo che non si trovasse la soluzione per riconoscere definitivamente lo stato palestinese?
B.S.: Secondo me gli accordi di Oslo erano un importante passaggio obbligatorio, nella storia della Palestina nel bene e nel male. Non era un accordo perfetto, ma poteva essere considerato un primo passo verso lo Stato della Palestina. Purtroppo l’estrema destra sionista ha assassinato uno dei pilastri di questi accordi, Rabin, pochi anni dopo la firma ed è noto che la stessa destra, ora sta al governo di Israele nella sua brutale veste dei partiti religiosi sionisti di estrema destra fascista che non ha mai accettato l’idea di uno Stato palestinese, ed ha sempre trattato la questione palestinese come un problema di sicurezza. Debbo dire la verità, gli Stati Uniti hanno sempre sostenuto la posizione israeliana ed hanno utilizzato il diritto di Veto al Consiglio di Sicurezza contro il pieno riconoscimento della Palestina come Stato indipendente. L’unione europea ha anche la sua responsabilità; tutti vogliono due popoli e due stati, ma riconoscono solo uno che già c’è, ma fluttuante a riconoscere l’altro.
A.V.: Il conflitto quindi dovrebbe essere in atto fra Israele e Hamas e non fra Israele e il popolo palestinese? Giusto? Per quale motivo si sta verificando, in trasgressione di tutti i diritti internazionali, un vero genocidio del popolo palestinese? Perché questo accanimento disumano tanto da tagliare viveri, acqua e bloccare tutte le vie di fuga ad un popolo così perseguitato? Come lo interpreti se non in nome di un odio ingiustificato da parte dei signori della guerra verso la Palestina?
B.S.: Il conflitto c’è sempre stato, non solo dal 7 ottobre, tra il popolo palestinese e la potenza occupante. Una potenza sostenuta e appoggiata dall’Occidente capeggiato dagli Usa, per tenere tutta la regione del Medio Oriente in stato di instabilità e avere l’egemonia sulle risorse naturali, per la posizione geopolitica, quindi al servizio del capitalismo malvagio, ai produttori e fabbricanti di armi. Sono gli interessi dell’imperialismo americano e occidentale che perseguitano il popolo palestinese, vogliono togliere il diritto di resistere per esistere e vivere libero come tutti i popoli. Inoltre l’Occidente si nasconde dietro il diritto di Israele a difendersi. Posso citare solo i risultati in numeri, per non parlare della sofferenza umana, di 26 giorni di bombardamenti sulla striscia di Gaza (360Km2 con due milioni e 400.000mila abitanti) e certamente non sono tutti Hamas, ma cittadini inermi. Sono state sganciate oltre 25 mila tonnellate d bombe (equivalenti a due bombe nucleare); 9.061 uccisi di cui 3760 bambini e 2326 donne; ancora migliaia sotto le macerie;22911 feriti; 965 famiglie cancellate dal registro civile;62 strutture sanitarie colpiti o messi fuori uso; 134 operatori sanitari uccisi;35 giornalisti e operatori dell’informazioni uccisi, mentre lavoravano sul posto o in casa con i loro famigliari. Gli ospedali operano sotto le macerie e senza anestesia, ferite riparate con lo scotch. Questi numeri, mentre parliamo, sono in spaventoso aumento. Come dobbiamo chiamare quello che accade a Gaza sotto i nostri occhi, terrorismo di Stato? No questo è STERMINIO di un popolo e ancora qualcuno dice che è diritto alla difesa, che vergogna.
A.V.: Guterres, Il segretario delle Nazioni Unite ha ribadito la necessità di un cessate il fuoco, affermando tra le altre cose che “gli attacchi spaventosi” di Hamas “non possono giustificare la punizione collettiva del popolo palestinese”. L’ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite, Gilad Erdan, ha chiesto le dimissioni di Guterres. Viene spontaneo chiedersi quanta poca influenza ha oggi l’Onu, se il provvedimento di Erdan verrà accolto. Che ne pensi?
B.S.: Ha ragione il Segretario Generale dell’Onu, a lui va tutta la solidarietà del popolo palestinese. L’Onu da anni, purtroppo, è sottomessa al volere degli Usa che blocca la sua funzione se entra in contrasto con gli interessi e la politica estera americana. Basterebbe guardare quanti risoluzioni riguardano la Palestina mai attuate. Quante volte l’assemblea, a stragrande maggioranza, ha votato contro l’embargo a Cuba? Nell’’ultima votazione dell’assemblea per un cessate il fuoco a Gaza, per motivi umanitarie, chi ha votato contro? Usa, Israele, la maggiore parte dei paesi europei, compresa l’Italia, con l’eccezione di Spagna, Portogallo. L’incapacità dell’Onu di poter obbligare un paese ad attuare le sue risoluzioni l’ha indebolita moltissimo e l’ha fatta diventare solo un ente morale agli occhi dei deboli. Mi auguro che il segretario generale rimanga al suo posto e che l’assemblea risponda negativamente alla richiesta del rappresentate della potenza occupante.
A.V.: La Russia ha votato contro la risoluzione Usa su Gaza, ma la proposta è stata respinta. Come si può interpretare la posizione della Russia a favore di un popolo oppresso da 56 anni, se non favorevolmente?
B.S.: La Russia, ha una posizione ferma sulla questione palestinese: far rispettare le risoluzioni e il diritto internazionale. Ha votato contro la proposta americana, perché non prevedeva il cessate il fuoco immediato a Gaza. Inoltre la Russia è a favore di una soluzione politica del conflitto che garantisce i diritti inalienabili del popolo palestinese.
A.V.: Netanyahu sta minacciando l’invasione di terra della striscia di Gaza (ndr, domanda posta a Bassam prima dell’invasione di terra nella Striscia di Gaza), in complicità con Biden. Se la situazione dovesse precipitare si arriverebbe ad un conflitto molto più allargato e si potrebbe scivolare nella terza guerra mondiale. Pensi che sia un rischio possibile o non è utile a nessuno, né conveniente per nessuno dei signori della guerra, far saltare in aria il mondo?
B.S.: Netanyahu ha già invaso Gaza. E non solo con la complicità di Biden, ma con il silenzio complice dell’Occidente. Il capo del governo occupante, cerca di allungare il più possibile questo massacro, non solo a Gaza ma anche in Cisgiordania, per salvarsi dopo, perché quando finirà tutto questo, finirà anche lui sotto vari processi. Quindi è molto probabile che si allarghi il conflitto in tutta la regione. Tutto dipende, anche, dal livello dello scontro fra le super potenze, per l’egemonia del nuovo ordine mondiale che si augura sia multipolare. Non si esclude che la regione del Medio Oriente possa essere il centro di questo scontro.
A.V.: L’informazione h. 24 dei mainstream media tv si sta rivelando, come per la guerra in Ucraina, di parte. Nel conflitto in corso viene spesso menzionato Hamas come sinonimo di tutta la Palestina. Che ne pensi dei danni dell’informazione dei media sulla percezione comune, tanto da occultarne la verità sostanziale?
B.S.: L’informazione libera è il quarto potere, ha un’ alta influenza sull’opinione pubblica, con rancore i media mainstream hanno svolto un ruolo acritico verso i conflitti in generale e in particolare sul conflitto israelo/ palestinese utilizzando doppie misure e sempre a favore della posizione di Israele. Parte della copertura immorale dei media globali sta facilitando il genocidio a Gaza. Nel frattempo, Israele ha distribuito migliaia di armi automatiche ai coloni estremisti nella Cisgiordania occupata, che stanno apertamente pianificando ed eseguendo atti di pulizia etnica su vasta scala. Questi eventi – e la prospettiva del peggio ancora che verrà – ci hanno scosso nel profondo, costringendoci come giornalisti a parlare apertamente. Ricordiamo ai nostri colleghi, in particolare a quelli che lavorano nei media occidentali, la necessità di aderire agli standard giornalistici fondamentali. Siamo angosciati dal fatto che alcuni media globali spesso non siano riusciti a soddisfare questi standard quando hanno coperto il massacro in corso a Gaza. Anche considerando i bassi standard fissati dalla copertura mediatica dei precedenti massacri a Gaza, il discorso mediatico sugli eventi recenti rappresenta un nuovo minimo per i principi dell’integrità giornalistica. Privi di ogni pretesa di obiettività o verità, alcuni media occidentali hanno ripetuto a pappagallo i punti di discussione del governo israeliano, non sono riusciti a sfidare o addirittura tentare di verificare la palese disinformazione e la propaganda e hanno adottato un linguaggio disumanizzante e violento nei confronti del popolo palestinese. Così facendo, queste organizzazioni mediatiche hanno completamente mancato di aderire ai principi giornalistici fondamentali di obiettività e integrità. Rischiano di diventare complici del genocidio. Abbiamo il dovere di riferire i fatti in modo accurato e imparziale, soprattutto in situazioni di conflitto, quando la propaganda e la disinformazione minacciano di oscurare le terribili realtà sul campo. Ora è il momento del coraggio, dell’onestà e dell’adesione ai più alti principi del giornalismo. Non posso che esortare i colleghi di tutto il mondo a fare la cosa giusta.
A.V.: E, a proposito di posizioni di parte, trovi che il governo italiano, rispetto il conflitto israelo palestinese abbia una posizione equa, vista la bandiera israeliana che sventola sul Parlamento?
B.S.: No, la posizione del governo italiano è di parte, non è equa né comprensibile, per una storica posizione dell’Italia sul conflitto. I Palestinesi sempre hanno guardato alla posizione italiana come un buon mediatore, anche per gli interessi nazionali. Visto che facciamo parte del bacino mediterraneo ci si aspettava una posizione equa e mediatrice e nel rispetto del diritto internazionale. Peccato, l’Italia ha perso ruolo e opportunità.
A.V.: Bassam quali sono le ‘armi buone’ utili per favorire la pace, fermare questo conflitto e ridare finalmente al popolo palestinese la sua terra, oltre che la libertà e la dignità?
B.S.: La questione palestinese è una questione internazionale, per arrivare a una pace giusta, si deve tornare alle risoluzioni della legalità internazionale, rispettare e attuare le risoluzioni dell’Onu, del Consiglio di Sicurezza, che riguardano la Palestina. Rispettare il diritto internazionale, il diritto all’auto-determinazione dei popoli. E mettere fine all’occupazione israeliana, con pressioni politiche, commerciali, diplomatiche e popolari, boicottaggio, sanzioni e disinvestimenti contro la potenza occupante.
Fonte: Lavoro e salute