La Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sui Diritti Umani nei Territori Palestinesi Occupati, Francesca Albanese, ha presentato il suo tanto atteso rapporto all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, concludendo che la realizzazione del diritto inalienabile del popolo palestinese all’autodeterminazione richiede lo smantellamento del colonialismo d’insediamento israeliano e del regime di apartheid.
Secondo il rapporto di Albanese, la portata dei recenti rapporti sull’apartheid israeliano “non include l’esperienza dei rifugiati palestinesi”.
“Il riconoscimento dell’apartheid israeliano”, sottolinea il rapporto, “deve affrontare l’esperienza del popolo palestinese nella sua interezza e nella sua unità come popolo, compresi coloro che sono stati sfollati, denazionalizzati ed espropriati nel 1947-1949”.
“Per più di 55 anni, l’occupazione militare israeliana ha impedito la realizzazione del diritto palestinese all’autodeterminazione, tentando di ‘de-palestinizzare’ (ossia, diminuire la presenza, l’identità e la resilienza dei palestinesi nei territori palestinesi occupati”, si legge nel rapporto.
“Questo comportamento, che ricorda un passato coloniale che la comunità internazionale ha respinto con fermezza decenni fa, è diventato più radicato con l’acquiescenza della comunità internazionale e l’incapacità di chiedere a Israele di risponderne”.
L’occupazione israeliana, continua il rapporto, “è diventata ancora più radicata con l’alterazione sistematica e forzata da parte di Israele dello status giuridico, del carattere e della composizione demografica del territorio palestinese occupato”
Nel suo rapporto, Albanese chiede un cambio di paradigma per “superare questa situazione”:
“Questa situazione può essere risolta solo rispettando la norma basilare del diritto dei popoli all’autodeterminazione e il riconoscimento dell’assoluta illegalità del colonialismo d’insediamento e dell’apartheid che la prolungata occupazione israeliana ha imposto ai palestinesi nei Territori Occupati”. Data la natura di insediamento coloniale dell’occupazione, la sua valutazione complessiva deve cambiare, e così le deliberazioni della comunità internazionale.”
Secondo il rapporto,
“Questo deve cominciar con il riconoscimento che realtà attuale nei Territori Palestinesi Occupati è quella di un regime intenzionalmente predatorio, segregazionista e repressivo, che ha permesso, per 55 anni, l’esautorazione dei Palestinesi, ingabbiandoli in bantustan di memorie interrotte, legami e speranze spezzate, perseguendo l’obiettivo finale di consolidare il dominio di una minoranza su una maggioranza autoctona su terre usurpate con la forza, con politiche abusive e discriminatorie e con il saccheggio delle risorse.”
“Realizzare il diritto inalienabile del popolo palestinese all’autodeterminazione richiede lo smantellamento una volta per tutte dell’occupazione israeliana di insediamento coloniale e delle sue pratiche di apartheid”, conclude il rapporto, osservando che “il diritto internazionale è molto chiaro a questo proposito”.
“Nessuna soluzione può essere giusta ed equa, né efficace, a meno che non sia incentrata sulla decolonizzazione, consentendo al popolo palestinese di determinare liberamente la propria volontà politica e di perseguire il proprio sviluppo sociale, economico e culturale, accanto ai suoi vicini israeliani”.
Francesca Albanese ha assunto il ruolo di Relatrice Speciale delle Nazioni Unite il 1° maggio, dopo la fine del mandato di Michael Lynk. La stimata esperta italiana di diritto internazionale presenterà il suo rapporto alla Columbia University di New York il 24 ottobre e all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 27 ottobre.
Fonte: Assopacepalestina
Il rapporto completo (tradotto in italiano) è disponibile a questo link