John Pilger* Questo articolo del The Guardian è di 8 anni fa
Il ruolo di Washington in Ucraina e il suo sostegno ai neonazisti del regime hanno enormi implicazioni per il resto del mondo. Perché tolleriamo la minaccia di un’altra guerra mondiale in nostro nome? Perché permettiamo bugie che giustificano questo rischio? La portata del nostro indottrinamento, ha scritto Harold Pinter, è un “brillante, persino arguto, riuscitissimo atto di ipnosi”, come se la verità “non fosse mai accaduta nemmeno mentre accadeva”. Ogni anno lo storico americano William Blum pubblica la sua “sintesi aggiornata del bilancio della politica estera degli Stati Uniti”, da cui risulta che, dal 1945, gli Stati Uniti hanno cercato di rovesciare più di 50 governi, molti dei quali democraticamente eletti; hanno interferito pesantemente nelle elezioni di 30 Paesi; hanno bombardato le popolazioni civili di 30 Paesi; hanno usato armi chimiche e biologiche; hanno tentato di assassinare leader stranieri. In molti casi la Gran Bretagna è stata un collaboratore. Il grado di sofferenza umana, per non parlare della criminalità, è poco riconosciuto in Occidente, nonostante la presenza delle comunicazioni più avanzate al mondo e del giornalismo nominalmente più libero. Non si può dire che le vittime più numerose del terrorismo – il “nostro” terrorismo – sono musulmani. Viene sottaciuto il fatto che il jihadismo estremo, che ha portato all’11 settembre, è stato alimentato come arma della politica anglo-americana (operazione Cyclone in Afghanistan). In aprile il Dipartimento di Stato americano ha rilevato che, in seguito alla campagna della NATO nel 2011, “la Libia è diventata un rifugio sicuro per i terroristi”. Il nome del “nostro” nemico è cambiato nel corso degli anni, dal comunismo all’islamismo, ma in generale si tratta di qualsiasi società indipendente dal potere occidentale che occupa un territorio strategicamente utile o ricco di risorse, o che semplicemente offre un’alternativa alla dominazione statunitense. I leader di queste nazioni che fanno ostruzionismo vengono solitamente rimossi con la violenza, come i democratici Muhammad Mossedeq in Iran, Arbenz in Guatemala e Salvador Allende in Cile, oppure vengono uccisi come Patrice Lumumba nella Repubblica Democratica del Congo. Tutti sono sottoposti a una campagna di diffamazione da parte dei media occidentali – si pensi a Fidel Castro, Hugo Chávez, ora Vladimir Putin. Il ruolo di Washington in Ucraina è diverso solo per le sue implicazioni per il resto di noi. Per la prima volta dagli anni di Reagan, gli Stati Uniti minacciano di portare il mondo in guerra. Con l’Europa orientale e i Balcani diventati avamposti militari della NATO, l’ultimo “Stato cuscinetto” confinante con la Russia – l’Ucraina – è dilaniato dalle forze fasciste scatenate dagli Stati Uniti e dall’UE. Noi occidentali stiamo appoggiando i neonazisti in un Paese dove i nazisti ucraini appoggiavano Hitler. Dopo aver architettato il colpo di Stato di febbraio** contro il governo democraticamente eletto di Kiev, il progetto di Washington di sequestrare la storica e legittima base navale russa in acque calde in Crimea è fallito. I russi si sono difesi, come hanno fatto contro ogni minaccia e invasione da parte dell’Occidente per quasi un secolo. Ma l’accerchiamento militare della Nato si è accelerato, insieme agli attacchi orchestrati dagli Stati Uniti contro l’etnia russa in Ucraina. Se Putin può essere provocato a venire in loro aiuto, il suo ruolo di “paria” preordinato giustificherà una guerriglia gestita dalla Nato che probabilmente si riverserà nella stessa Russia. Invece, Putin ha confuso il partito della guerra cercando un accordo con Washington e l’UE, ritirando le truppe russe dal confine ucraino ed esortando l’etnia russa nell’Ucraina orientale ad abbandonare il referendum provocatorio del fine settimana. Questi russofoni bilingui – un terzo della popolazione ucraina – cercano da tempo una federazione democratica che rifletta la diversità etnica del Paese e che sia autonoma da Kiev e indipendente da Mosca. La maggior parte non sono né “separatisti” né “ribelli”, come li chiamano i media occidentali, ma cittadini che vogliono vivere in sicurezza nella loro patria. Come le rovine dell’Iraq e dell’Afghanistan, l’Ucraina è stata trasformata in un parco a tema della CIA – gestito personalmente dal direttore della CIA John Brennan a Kiev, con decine di “unità speciali” della CIA e dell’FBI che hanno creato una “struttura di sicurezza” che supervisiona gli attacchi selvaggi contro coloro che si sono opposti al colpo di stato di febbraio. Guardate i video, leggete i resoconti dei testimoni oculari del massacro di Odessa di questo mese. I teppisti fascisti hanno bruciato la sede del sindacato, uccidendo 41 persone intrappolate all’interno. Guardate la polizia che si tiene in disparte. Un medico ha descritto il tentativo di salvare le persone, “ma sono stato bloccato da nazisti radicali filo-ucraini. Uno di loro mi ha spinto via in modo sgarbato, giurando che presto io e altri ebrei di Odessa subiremo la stessa sorte. Quello che è successo ieri non si è visto nemmeno durante l’occupazione fascista della mia città durante la seconda guerra mondiale. Mi chiedo perché il mondo intero taccia”. [vedi nota**] Gli ucraini di lingua russa stanno lottando per la sopravvivenza. Quando Putin ha annunciato il ritiro delle truppe russe dal confine, il segretario alla Difesa della giunta di Kiev, Andriy Parubiy – membro fondatore del partito fascista Svoboda – si è vantato che gli attacchi agli “insorti” sarebbero continuati. In stile orwelliano, la propaganda in Occidente ha stravolto questi fatti nella versione di Mosca “che cerca di orchestrare il conflitto e la provocazione”, secondo William Hague. Il suo cinismo si accompagna alle grottesche congratulazioni di Obama alla giunta golpista per la sua “notevole moderazione” dopo il massacro di Odessa. La giunta, dice Obama, è “regolarmente eletta”. Come disse Henry Kissinger: “Non conta ciò che è vero, ma ciò che viene percepito come vero”. Nei media statunitensi l’atrocità di Odessa è stata minimizzata come “torbida” e una “tragedia” in cui “nazionalisti” (neonazisti) hanno attaccato “separatisti” (persone che raccoglievano firme per un referendum su un’Ucraina federale). Il Wall Street Journal di Rupert Murdoch ha condannato le vittime: “Deadly Ukraine Fire Likely Sparked by Rebels, Government Says”. La propaganda in Germania è stata pura guerra fredda, con la Frankfurter Allgemeine Zeitung che ha messo in guardia i suoi lettori dalla “guerra non dichiarata” della Russia. Per i tedeschi è una struggente ironia che Putin sia l’unico leader a condannare l’ascesa del fascismo nell’Europa del XXI secolo. Un’ovvietà popolare è che “il mondo è cambiato” dopo l’11 settembre. Ma cosa è cambiato? Secondo il grande informatore Daniel Ellsberg, a Washington è avvenuto un colpo di stato silenzioso e il militarismo dilagante la fa da padrone. Il Pentagono gestisce attualmente “operazioni speciali” – guerre segrete – in 124 Paesi. Negli USA, l’aumento della povertà e la perdita della libertà sono il corollario storico di uno stato di guerra perpetua. Se aggiungiamo il rischio di una guerra nucleare, la domanda è: perché tolleriamo tutto questo? NOTE- Giornalista e registra australiano (Ndt - NT)