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Le bombe di Israele continuano a uccidere.
Nel silenzio assordante e vergognoso della cosiddetta "Comunità internazionale", il 5 agosto Israele ha cominciato l'operazione "Breaking Down", con l’ennesimo bombardamento criminale su Gaza, la più grande prigione a cielo aperto del mondo. Secondo il Ministero della Salute Palestinese, il bilancio delle vittime totale è salito a 31 persone, di cui 6 bambini e 4 donne, e 275 civili sono rimasti feriti. Rimangono quarantotto ore di funzionamento prima che finisca il carburante necessario ad alimentare i generatori di riserva negli ospedali. Con l'ennesima decisione criminale, Israele ha chiuso i confini impedendo che venga consegnato il carburante necessario per il funzionamento del principale generatore elettrico della Striscia di Gaza. Con la consueta arroganza, il governo israeliano, ha definito questo attacco come "preventivo" per "scongiurare" un possibile attacco palestinese, dopo l’arresto del comandante militare del gruppo della resistenza armata della Jihad Islamica, in Cisgiordania. Facciamo nostre le parole chiare di Francesca Albanese, Relatrice speciale dell’Onu sulla situazione dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati: “Condanno gli attacchi aerei israeliani a Gaza (condotti) asseritamente per "prevenire” la possibile rappresaglia della Jihad islamica per l'arresto del suo leader. Poiché il diritto internazionale consente l'uso della forza solo per autodifesa, l'operazione Breaking Dawn è un flagrante atto di aggressione. Illegale. Immorale. Irresponsabile”. L' attacco contro Gaza è un riflesso della crisi di governo israeliana e dovrebbe rafforzare le credenziali “militari” del premier Lapid in vista delle elezioni del 1° novembre, con Benjamin Netanyahu come principale avversario. La campagna elettorale di quasi tutti i partiti politici israeliani si riduce all’intensificazione degli attacchi verso il popolo palestinese, commettendo crimini di guerra e violando per l'ennesima volta il diritto internazionale. La potenza occupante è responsabile di un vero e proprio genocidio con una “pulizia etnica” continua, per ribadire il proprio dominio conl’obiettivo di un unico Stato israeliano. Come denunciato anche da Amnesty International, Israele usa l’Apartheid contro la popolazione palestinese. In Italia, emerge con chiarezza l’ipocrisia criminale dell’ex governo Draghi che non perde occasione di schierarsi ancora una volta con la potenza occupante israeliana e balbetta vuote parole di circostanza.  Il governo ancora in carica ha gravi responsabilità nell’escalation omicida della potenza occupante israeliana. L’Aereonautica militare italiana ha inviato i cacciabombardieri F-35 per esercitarsi con l’aviazione israeliana. L’azienda a capitale pubblico Leonardo ha prodotto i caccia M-346  con cui si addestrano i suoi piloti. I mercanti d’armi fanno lucrosi affari sul sangue dei Palestinesi. A differenza di ciò che accade rispetto alla guerra in Ucraina, nessuno parla di sanzioni economiche ad Israele. Nessuno parla di bloccarne i sistemi bancari o di interrompere le relazioni diplomatiche.  Nessuno parla di inviare armi alla resistenza palestinese per difendersi dall’occupazione. E le dure immagini degli omicidi e dei bombardamenti sono censurate dalle prime pagine dei nostri quotidiani. Sono questi i “valori” del tanto decantato “occidente”,  e i frutti avvelenati del cosiddetto “Atlantismo” di Draghi, della finta opposizione della destra e delle forze di ex-governo, a partire dal PD, dal suo “ministro per la guerra” Guerini e dal Presidente della Commissione Esteri, Piero Fassino. Rifondazione Comunista ribadisce la propria solidarietà al popolo palestinese nella sua lotta per il diritto ad una terra e ad uno Stato libero, democratico e popolare. Il PRC-SE appoggia la campagna BDS (Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni) e fa appello ai-alle propri-e militanti a mobilitarsi contro l’ennesima violazione del diritto internazionale. Marco Consolo Resp. Area Esteri e Pace PRC-SE