di Paolo Ferrero*
Continuare a guardare all’Ucraina come se fosse in corso una guerra iniziata da Putin a cui ha fatto seguito una reazione difensiva da parte dell’Occidente è completamente sbagliato. A me pare del tutto evidente che oggi le guerre siano due e siano state dichiarate una dalla Russia e l’altra dalla Nato. Due guerre di cui la seconda ha preso a pretesto la prima, ma ha una dinamica, obiettivi e finalità del tutto autonome. Gli Usa non stanno facendo una guerra difensiva per l’Ucraina, ma una guerra offensiva per ristabilire il proprio dominio su tutto il mondo. Il governo italiano, in colpevole violazione della Costituzione, ci ha portato in questa guerra che si configura a tutti gli effetti come l’inizio della terza guerra mondiale. Vediamo meglio.
La criminale guerra iniziata da Putin ha le caratteristiche di un conflitto regionale e, come tale, poteva essere affrontato e gestito. I nodi relativi alla sicurezza della Russia, dell’Ucraina e alla fine della guerra civile in corso da anni in Ucraina potevano e possono essere composti con una mediazione, come sostenuto da noi e dal Papa in tutti questi mesi. Un compromesso è stato peraltro tentato a febbraio dalla Germania, che aveva proposto una soluzione negoziale, rifiutata da Usa e Ucraina. Un compromesso può e deve essere ricercato oggi per porre fine alla guerra.
Al contrario, gli Stati Uniti, seguiti a ruota dalle classi dominanti occidentali, non hanno ricercato un accordo che ponesse fine alla guerra, ma hanno scatenato una guerra totale, economica, mediatica, militare. Si tratta di una guerra fatta per durare, perché l’obiettivo degli Usa non è la pace, ma la prosecuzione di una guerra non nucleare che approfitti della disponibilità del governo ucraino a utilizzare il proprio territorio e il proprio popolo per dissanguare la Russia. Non a caso, gli Usa non vogliono in alcun modo una trattativa e un compromesso che possa porre fine alla guerra in Ucraina. Crollerebbe la scusa che Biden utilizza per giustificare la sua guerra mondiale e che si muove principalmente su tre livelli:
1) Le sanzioni commerciali. Sono molto ampie e puntano a mandare in bancarotta la Russia, riducendo il tenore di vita della popolazione, al fine di determinare una sollevazione di massa contro il governo o addirittura una sua dissoluzione. Affamare per far rivoltare. L’Europa è la testa d’ariete di questa offensiva economica ed è destinata a pagarne i prezzi maggiori, con pesanti effetti recessivi sulla sua economia.
2) La guerra dell’informazione. L’abbandono di ogni deontologia professionale è la regola di una vergognosa informazione da regime. Da un lato, qualunque affermazione del governo ucraino e delle milizie naziste viene rilanciata dalla stampa occidentale senza alcuna verifica. Dall’altra, la richiesta della Russia di formare una Commissione d’indagine indipendente da parte delle Nazioni Unite sulla strage di Bucha, secondo quanto affermato dalla portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, è stata bloccata dalla Gran Bretagna in qualità di Presidente di turno, senza che questo sollevasse alcun problema nella stampa militarizzata. L’informazione è stata trasformata in un sistema di propaganda bellica. In nome della democrazia, chiunque la pensi in modo diverso viene criminalizzato.
3) La guerra guerreggiata a oggi avviene per procura, con il governo ucraino che, in virtù della legge marziale, impiega i maschi adulti come soldati. La fornitura di armi è in aumento e la strategia degli Usa, peraltro annunciata dalla Clinton sin dall’inizio di marzo, è quella di trasformare l’Ucraina in un nuovo Afghanistan, impaludando Putin in una dispendiosissima guerra di logoramento che duri il più possibile: a questo servono gli stanziamenti miliardari di armi. Si tratta di una scelta criminale, in primo luogo nei confronti del popolo ucraino che viene utilizzato come carne da macello in una guerra per procura.
Non a caso, la guerra iniziata da Biden punta a destabilizzare la Russia, ma ha come obiettivo strategico la Cina, che è stata individuata dalla Nato come avversario strategico. Infatti, i due vertici della Nato fatti in questi mesi hanno coinvolto anche Paesi amici degli Usa che non fanno parte dell’Alleanza atlantica e sono ubicati nell’area del Pacifico (Giappone, Australia, Nuova Zelanda, Corea del Sud). Come se non bastasse, nel comunicato del Segretario Generale della Nato al termine della riunione del 6-7 aprile, al pericolo cinese veniva dato uno spazio di poco inferiore a quello della guerra con la Russia…
La guerra cominciata da Biden non è una reazione alla guerra di Putin in Ucraina, ma una guerra mondiale fatta per ristabilire la supremazia militare, economica e politica degli Usa sul mondo intero. Come ha detto Biden il 21 marzo scorso: ”Ci sarà un nuovo ordine mondiale e dobbiamo guidarlo”. Il nodo vero è che il mondo di oggi non è più il mondo unipolare ereditato dagli Usa dopo il crollo del muro di Berlino, ma è un mondo multipolare, che non giustifica in alcun modo la posizione di supremazia che gli Usa hanno avuto e intendono continuare ad esercitare. Per questo gli Usa hanno cominciato questa guerra a cui dobbiamo opporci con tutte le nostre forze.
*Vice presidente Partito della Sinistra Europea, da Il Fatto Quotidiano