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Russia e Ucraina: storia di una mancata egemonia
di Guido Liguori I problemi della Russia con l’Ucraina sono di vecchia data, anche limitandosi alla storia del Novecento. Divisa tra Russia zarista e Polonia, dopo la rivoluzione del ’17 l’Ucraina fu teatro di conquiste e riconquiste da parte dei rivoluzionari, dei tedeschi, dei nazionalisti, infine dell’Armata Rossa. La politica di riconoscimento dell’autodeterminazione dei popoli voluta da Lenin (e, non va dimenticato, contestata da Luxemburg) portò simpatie verso la Russia dei Soviet. Con la Nep inoltre Lenin iniziò dal 1921 una politica che favoriva le campagne, e dunque l’Ucraina “granaio d’Europa”, dopo gli anni duri della guerra civile. Un decennio più tardi però i processi di collettivizzazione forzata decisi da Stalin portarono a quella che fu definita una vera e propria guerra contro i contadini e quindi anche contro l’Ucraina. L’uso spietato della forza si sostituì all’esercizio dell’egemonia (i bolscevichi usavano la parola proprio per designare la capacità della classe operaia di dirigere i contadini). La grande carestia di inizio anni 30 che fu conseguenza della guerra contro i contadini provocò milioni di morti. Si determinò forse in quel momento una frattura con la Russia che possiamo ipotizzare non più riassorbita nella cultura diffusa di parte della nazione ucraina. Non sorprende quindi che gli ucraini fossero in parte, nella seconda guerra mondiale, alleati di Hitler: i tedeschi potevano apparire a molti di loro come dei liberatori. Il paese inoltre era stato per decenni attraversato da forti sentimenti antiebraici, puntellato da pogrom e persecuzioni, che continuarono con gli sforzi congiunti di nazisti tedeschi e ucraini. In essi si distinse il criminale di guerra Stepan Bandera, ancora oggi considerato in Ucraina un eroe, con 40 monumenti eretti per lui negli ultimi anni. Fu giustiziato dal Kgb nel 1959 a Monaco di Baviera, dove si era rifugiato. Dopo la guerra e dopo Stalin (che forse non fu tenero con gli ucraini, vista il loro parteggiare in buona parte per i nazisti) sembrò prevalere di nuovo da parte russa la politica della mano tesa verso l’Ucraina. Kruscev, il sotterratore dello stalinismo, era nato al confine tra Russia e Ucraina e cresciuto nell’attuale Donec’k: divenne la persona più potente dell’Urss, il segretario del partito comunista. A lui successe Breznev, anch’egli ucraino, che “regnò” sull’Urss per moltissimi anni. Fu Kruscev già nel 1954 a “donare” all’Ucraina la Crimea, come compensazione e gesto di pacificazione, per mettere una pietra sopra ai conflitto del passato. Evidentemente non servì. Ma nell’ambito dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche i conflitti erano evitati, sopiti, composti, superati (un po’ come nella Jugoslavia di Tito). E appare difficile pensare a una povera nazionalità oppressa (quella ucraina) visto che degli ucraini governarono di fatto l’Unione per un lunghissimo periodo pluridecennale e al massimo livello. Eppure la diffidenza antirussa evidentemente restava diffusa almeno in una parte del paese. Con la fine dell’Urss e il fallimento del tentativo di creare comunque una comunità di Stati indipendenti, la politica dell’Ucraina fu per molti anni in bilico tra spinte occidentali e spinte panrusse. Alla fine prevalsero le prime e iniziò la derussificazione del paese, osteggiata dai sostenitori delle seconde. E siamo all’oggi. Mi chiedo se vi sia una drammatica linea rossa che collega la guerra ai contadini, la divisione dei due paesi nella seconda guerra mondiale, le attuali pulsioni antirusse. In ogni caso ancora una volta i governanti russi hanno spinto sul pedale della forza, trascurando o mostrandosi incapaci di una politica del consenso. Probabilmente dopo la sconfitta della linea della Nep di Lenin e Bucharin non si è più avuta una vera e forte unità tra il “granaio d’Europa” e quello che era stato (per breve tempo, a dire il vero) il paese dei soviet. Oggi i due opposti nazionalismi si appellano a una memoria scissa e dicotomica di una storia secolare fatta di vicinanza geografica e alterne vicende storiche.