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PRESIDIO: NO ALLA GUERRA E ALL’ECONOMIA DI GUERRA! FUORI L’ITALIA DALLA GUERRA!
La guerra in Ucraina non sembra trovare uno sbocco diplomatico. In poche settimane le nostre vite sono passate dalla crisi pandemica alla follia della guerra. Le immagini di milioni di profughi in fuga dalle bombe e dai combattimenti affollano i media mainstream, mentre taluni opinionisti e giornalisti concorrono alla spettacolarizzazione della prima guerra che si combatte sul suolo europeo nell’epoca dei social network. Siamo nel pieno di quella che qualcuno ha definito InfoWar. Gli Stati dell’Unione Europea, Italia in testa, hanno accettato acriticamente la linea “interventista” dettata dall’amministrazione USA e dalla NATO e supportano l’Ucraina con l’invio di armamenti e rinunciando a una qualsiasi via diplomatica. Il Parlamento italiano ha votato quasi all’unanimità (tranne pochi del gruppo Misto e della componente ManifestA) per l’invio di armi, violando l’art. 11 della Costituzione.

Per fortuna il sentimento nel Paese sembra essere in netta contrapposizione alle scelte dei partiti che sostengono il governo Draghi.

Una dimostrazione è sicuramente stata la riuscita della manifestazione contro la guerra di sabato 5 Marzo a Roma. Nonostante i tentativi di silenziarla da parte di una stampa omologata al pensiero unico, in piazza quel giorno sono scese circa 50.000 persone con una posizione chiara contro l’invio delle armi e per la pace senza se e senza ma.

Altre mobilitazioni sono in corso e si diffondono nel paese.

Non era scontato che dopo 2 anni di pandemia potessimo vedere in Italia di nuovo un movimento su un tema cosi delicato e complesso come la guerra. Quel popolo che ha messo in campo i suoi primi passi ha lanciato un messaggio chiaro: nessuna ambiguità rispetto a chi sono i nemici della pace e quali sono invece le vittime dei conflitti armati. L’Europa paga ogni giorno alla Russia circa 600 milioni di dollari in forniture di gas, risorse che Putin utilizza per rinforzare il proprio arsenale bellico. Contemporaneamente la NATO, mentre si espande ad Est, invia armi agli ucraini spingendoli ad una guerra senza via d’uscita contro una potenza militare nucleare come la Russia. È lo stesso schema che abbiamo visto già andare in scena altre volte nel corso della storia contemporanea: gli interessi dei signori della guerra, delle multinazionali e dei grandi speculatori restano intatti o peggio crescono, mentre popolazioni inermi vengono mandate a morire per legittimare nuovi assetti geopolitici a livello mondiale. Se oggi dobbiamo essere chiari nel condannare la guerra intrapresa dal governo russo, altrettanto chiari dobbiamo essere nel denunciare l’incoscienza e la malafede dei governi UE e NATO che operano per l’escalation di un conflitto che se non fermato rischia di far esplodere la terza guerra mondiale. Dobbiamo essere chiari nel denunciare, dunque, politiche di Governi intrise di irresponsabile furore bellicista, che sono unicamente a danno dei popoli. Nel denunciare, ancora, l’economia di guerra messa in atto dai Paesi che alimentano il conflitto.

È sempre più chiaro che l’unico sostegno che può arrivare per il popolo ucraino, per chi in Russia protesta contro la guerra, è dare forza e voce al movimento pacifista nelle nostre città.

Per farlo bisogna smetterla con sanzioni che colpiscono principalmente il popolo russo, tra cui c’è chi, rischiando anni di carcere, scende in piazza per combattere l’“operazione militare speciale”, il nome con cui il Governo russo vuole che si chiami la guerra. La lotta dovrebbe essere ai miliardari russi – i cosiddetti oligarchi: per condurla davvero servirebbe una lotta senza quartiere alla corruzione occidentale, visto che i patrimoni degli oligarchi sono strettamente intrecciati con quelli occidentali, anche italiani. E in gran parte ben nascosti in paradisi fiscali di mezzo mondo. Serve sostenere il movimento pacifista nel nostro Paese, dargli dignità e difenderlo dagli attacchi dei pasdaran del pensiero unico, pronti a bollare storici, intellettuali e politologi come filo-putiniani solo per aver provato ad articolare la complessità di un conflitto balzato oggi alle cronache ma che nel Donbass dura almeno da 8 anni a questa parte, mietendo vittime innocenti anche se poco conosciute all’opinione pubblica occidentale. Le élite europee, che hanno fallito il loro compito di garantire la sicurezza e la pace sul proprio territorio, oggi dovrebbero avere il coraggio di ammettere che inviare armi in Ucraina servirà solo al martirio di quel popolo. Che talune sanzioni e la rottura dei rapporti di pace tra Europa e Russia porterà all’instaurazione di un’economia di guerra che verrà fatta pagare alle classi lavoratrici dei nostri paesi.

Mentre scriviamo il prezzo del gas continua a salire, cosi come l’inflazione e l’aumento dei prezzi dei generi alimentari.

Viviamo il paradosso di aver ascoltato per anni che non c’erano soldi per la sanità, la ricerca, il lavoro e la transizione ecologica (che se si fosse avviata prima e per davvero avrebbe ridotto la dipendenza dalle energie fossili, gran parte delle quali importiamo dalla Russia), mentre in poche ore gli stati europei hanno trovato miliardi di euro per mettere in moto la macchina della guerra, con buona pace di regole, vincoli e patti di stabilità. Creando così un’economia di guerra, a danno dei popoli, contro cui oggi bisogna con forza far sentire la propria voce. Crediamo che sia tempo di dare voce a quella parte del Paese che taluni media e la politica dominante non vogliono vedere, quella maggioranza di donne e uomini che non vogliono in nessun modo che milioni di persone subiscano l’orrore di altre guerre e che invece pensano che sia arrivato il tempo di sforzarsi di trovare risorse per costruire pace, equità sociale e attuazione dei diritti.

NON VOGLIAMO

  • LA GUERRA
  • L’ITALIA IN GUERRA
  • L’ECONOMIA DI GUERRA

VOGLIAMO:

  • LA PACE
  • UN NUOVO ORDINE INTERNAZIONALE CHE BANDISCA LA GUERRA
  • LA FINE DEL POTERE DELLE SUPERPOTENZE DI DECIDERE CHI SONO I BUONI E I CATTIVI NEL MONDO
  • LO SCIOGLIMENTO DELLA NATO E DI TUTTI I BLOCCHI MILITARI
  • LO STOP AL RIARMO MONDIALE
  • LA MESSA AL BANDO DELLE ARMI NUCLEARI
COME DISSE SANDRO PERTINI: CHIUDIAMO GLI ARSENALI APRIAMO I GRANAI!