- Il 1° gennaio ha segnato il giorno dell'indipendenza del Sudan, ma nel paese in quel momento non c'era nulla da festeggiare.
- Domenica 2 gennaio vi sono state manifestazioni di massa sotto lo slogan “In memoria dei martiri”. La rivendicazione principale delle migliaia di manifestanti scesi in piazza era il raggiungimento di un governo democratico completamente civile e giustizia per i martiri.
- In considerazione del persistente, fermo rigetto da parte di tutte le forze attive dell'opposizione - principalmente i Comitati di Resistenza, l'Alleanza Professionale e il Partito comunista sudanese -dell'accordo politico firmato il 21 novembre tra il leader del golpe militare, Burhan, e il premier Hamdok, il premier reintegrato ha annunciato ieri le proprie dimissioni.
- Le dimissioni di Hamdok sono considerate un colpo basso per i generali militari, che avevano pensato che un accordo con lui avrebbe placato le proteste e legittimato la loro permanenza al potere. Questi calcoli erano sbagliati. Le masse continuano a condannare e a sfidare il colpo di stato militare e tutte le misure che sono state prese. L'attuale crisi politica, aggravata dalle recenti leggi draconiane, minaccia di riportare il paese agli anni autoritari del regime dittatoriale di Albashir.
- Le pacifiche proteste di massa che ieri hanno invaso le strade di diverse città sono state accolte con un uso brutale ed eccessivo della forza, che ha portato all'uccisione di due manifestanti e al ferimento di oltre 90 persone. Inoltre, l'ondata di arresti è continuata, dato che da giovedi scorso si contano più di 350 attivisti arrestati. Cinquantasei manifestanti sono stati brutalmente uccisi dalle forze di sicurezza.
- Le forze dell'opposizione radicale sono impegnate in una serie di colloqui urgenti per mettere a punto la piattaforma politica che contribuirà ad accelerare, unificare e stabilire la leadership centrale. Questa avrà il compito di rappresentare i Comitati di Resistenza, l'Alleanza Professionale, il PC sudanese e altri gruppi politici, civili e di opposizione.
- In questa fase critica della lotta del nostro popolo per sconfiggere la dittatura militare e stabilire il potere del popolo, il Partito Comunista Sudanese invita tutti i partiti fratelli, i partiti e le organizzazioni democratiche e progressiste a continuare le loro azioni di solidarietà:
- Per chiedere l'abolizione dello stato di emergenza e delle leggi draconiane che ne conseguono.
- Per chiedere l'immediato rilascio di tutti i detenuti politici.
- Per chiedere il rispetto del diritto ad azioni di protesta pacifiche e l'accesso a Internet, chiedendo di mettere fine al blocco degli accessi.
Il Partito Comunista Sudanese coglie l'occasione per esprimere il suo profondo ringraziamento a tutti i partiti fratelli che hanno espresso la loro solidarietà, e fa appello per un maggiore sostegno nelle prossime battaglie.
Ufficio d'informazione del PC sudanese
Fathi Alfadl
3 gennaio 2022