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Carta Academica sul Sahara occidentale: una fattura per le imprese europee?
Ogni sabato “Le Soir” (quotidiano belga) pubblica la cronaca di uno o più membri di Carta Academica[1]. Questa settimana: le imprese europee devono mantenersi prudenti dopo l’annullamento da parte del Tribunale dell’UE di due accordi di partenariato col Marocco, poiché questi coinvolgono il Sahara Occidentale. In Africa, i conflitti frontalieri derivanti dal processo di decolonizzazione non sono affatto eccezionali, come testimoniato dall’indipendenza tardiva dell’Eritrea nel 1993, o quella del Sudan del Sud nel 2011. Esaminando la faccenda più da vicino, la nascita dei due Stati è avvenuta nel quadro del riconoscimento ex post di rapporti di forza militari, eredità di lunghe guerre civili. E’ invece più raro che il tracciato delle frontiere post-coloniali sia evocato nelle istanze giudiziarie del Vecchio Continente. Tuttavia questo attaccamento alla supremazia del diritto caratterizza il processo del Fronte Polisario che, dal 1975, si batte per l’indipendenza del Sahara Occidentale (cioè l’ex Sahara spagnolo), annesso dal Marocco durante la Marcia Verde (6 novembre 1975), che è consistita in uno spostamento verso il Sahara Occidentale di 350.000 volontari marocchini, tra i quali 20.000 soldati. La Spagna, che era tutta presa dal dopo-Franco, desiderava abbandonare al più presto il Sahara Occidentale, territorio sul quale il Marocco aveva delle mire fin dal 1956 (data della sua indipendenza). Mentre Franco era in agonia, la potenza coloniale spagnola aveva organizzato la suddivisione della colonia tra Marocco e Mauritania, senza consultare la popolazione saharawi: due paesi saviamente schierati dietro l’Occidente in quel periodo della guerra fredda, mentre il Polisario manifestava la propria simpatia verso i regimi progressisti del Terzo Mondo (principalmente Cuba e l'Algeria). Scoppia allora un conflitto tra i Saharawi da una parte e il Marocco e la Mauritania dall’altra. Per il Polisario, le truppe marocchine e mauritane rappresentavano delle forze d’occupazione, esattamente come prima l’esercito spagnolo. Nell’agosto 1979 viene firmato un trattato di pace tra il Fronte Polisario e la Mauritania. Quest’ultima abbandona le sue pretese sul Sahara Occidentale. Il Marocco si precipita allora a occupare la parte di territorio saharawi ceduto dalla Mauritania. Un conflitto impantanato La guerra tra il Polisario ed il Marocco effettua una svolta nel 1980, quando il governo marocchino fa costruire un muro di difesa per consolidare il territorio occupato (cioè circa l’80% del Sahara Occidentale). Fino ad oggi, il Polisario occupa la parte orientale del Sahara Occidentale, che è amministrata dalla Repubblica Araba Saharawi Democratica (creata dal Polisario nel 1976), membro a pieno diritto dell’Unione africana fin dal 1982. Nel tempo, il conflitto si è impantanato. Tutto considerato, sul campo gli scontri tra la guerriglia saharawi e le truppe marocchine rientrano, ancor oggi, nel quadro di un conflitto di bassa intensità. Questo gelo delle posizioni ha portato gli indipendentisti saharawi a presentare la loro causa davanti al Tribunale del Vecchio Continente, poiché l’Unione Europea e il regno cherifiano sono partner di lunga data. A questo proposito si ricorderà l’adesione abortita di Rabat all’Unione Europea nel 1987. Nel 1996 è stato firmato un accordo d’associazione col Marocco. Ma vedi caso le convenzioni concluse in questo quadro inglobano il territorio saharawi. Questa legittimazione dell’annessione marocchina si è scontrata con l’accanita opposizione del Polisario, che ha depositato un ricorso presso le giurisdizioni europee. Il 20 settembre di quest’anno, il Tribunale dell’Unione Europea ha annullato due accordi di partenariato col Marocco (di cui uno sulle barriere tariffarie), proprio perché questi accordi coinvolgono il Sahara Occidentale. Questa sentenza riconosce, per di più, il ruolo del Fronte Polisario quale rappresentante del popolo saharawi. Di conseguenza, il Polisario avrà la base giuridica per intraprendere un’azione legale contro le società europee che sfruttano, senza il suo accordo, le risorse locali. Inoltre potranno essere loro reclamati dei diritti di dogana. In quest fase, la prudenza dovrebbe imporre alle società interessate di avviare delle trattative con i Saharawi. Le statistiche marocchine non permettono di conoscere la parte rappresentata dal Sahara Occidentale nel commercio estero di Rabat. Si sa che il fosfato e la pesca costituiscono le principali risorse del Sahara Occidentale. Per quanto riguarda le risorse ittiche, le esportazioni di pesce congelato proveniente dal Sahara Occidentale nel mondo raggiungono le 139.000 tonnellate, per una cifra di 100 milioni di dollari nel 2019. Il fosfato, una posta importante Un quarto del fosfato esportato dal Marocco proviene da siti del Sahara Occidentale. Nel 2019 il mercato mondiale dei concimi a base di fosfato  era di 53 miliardi di dollari, di cui il 13% proveniente dal Marocco. Il Sahara Occidental fornisce fosfati per un totale di circa 1,7 miliardi di dollari. Ora, il Marocco è il primo fornitore dell’Unione Europea (28% delle nostre importazioni), di gran lunga davanti alla Russia (16%). Tutti i gruppi europei che importano fosfato marocchino sono quindi cointeressati allo sfruttamento delle risorse del Sahara Occidentale. Per di più, l’economia europea non può fare a meno del fosfato. Nel 2017, esso è stato incluso dalla Commissione nella lista delle 27 materie prime “critiche”. Naturalmente la Commissione ha fatto ricorso presso la Corte di Giustizia dell’Unione Europea contro la decisione del Tribunale dell’UE, emessa il 29 settembre scorso. Tuttavia la politica dello struzzo è poco raccomandabile, poiché in caso di conferma da parte della Corte della sentenza del Tribunale, al totale delle tasse non pagate saranno aggiunti gli interessi di ritardo. Questa eventualità non ha niente di una speculazione intellettuale, perché la sentenza del Tribunale dell’UE si  basa su un parere della Corte Internazionale di Giustizia (CIG) del 16 ottobre 1975 che stabilisce che non esiste «alcun legame di sovranità tra il Sahara Occidentale da un lato e il Regno del Marocco dall’altro».[2]. Perciò la CIG ingiungeva alla comunità internazionale di definire una procedura «di autodeterminazione che rifletta l’espressione libera ed autentica della volontà delle popolazioni del territorio»[3]. Da allora la questione non ha, in tutta evidenza, affatto progredito. Questo ritorno alla casella di partenza potrebbe costare molto caro alle nostre imprese... [1] Associazione belga di accademici che si propone di rendere pubblico il dibattito accademico (NdT). [2] Corte Internazionale di Giustizia, Avis consultatif du 16 octobre 1975 sur le Sahara occidental. [3] Ibidem