Gregorio Piccin*
Da sud a nord territori a servizio della belligeranza. Non c’è solo Quirra. In questi giorni tocca alla Carnia, dove l’esercitazione Frozen Arrow 2021 porta la guerra nelle case con muri e finestre che tremano per giorni come ci fosse il terremoto. Insorgono comunità locali e sindaci. È apparso qualche giorno fa sul profilo Instagram dell’Esercito italiano un breve video con la colonna sonora dei Jefferson Airplane e le immagini dei cannoni e dei mortai eretti al cielo che sparano a tempo di musica. Con questa operazione di comunicazione “pop”, l’arma di terra ha pensato di pubblicizzare Frozen Arrow 2021, una esercitazione congiunta tra alpini e artiglieria sul poligono «volante» del monte Bivara, in Friuli, in piena Zona speciale di conservazione per la protezione di habitat e specie animali e vegetali significative a livello europeo. Hanno partecipato alla manovra, che si è conclusa lo scorso 12 novembre, anche due Eurofighter del 51° Stormo di Istrana che hanno simulato il supporto di bombardamento aereo guidato da terra. Il colonnello Francesco Suma, Comandante del reggimento e direttore dell’esercitazione, nell’illustrare al Generale Fabio Majoli comandante della Brigata alpina “Julia” ha espresso la propria soddisfazione per il livello di integrazione dimostrato e la capacità di adattamento in un ambiente ormai invernale. Sette giorni di cannonate non stop dalle 8 alle 23 che, oltre ad aver «soddisfatto» il colonnello Suma, hanno fatto tremare ininterrottamente i muri e le finestre delle case come ci fosse il terremoto e impazzire gli abitanti delle zone circostanti. L’esistenza di questo controverso poligono, che negli ultimi anni viene utilizzato sia in primavera che in autunno, è oggetto di un’accesa contestazione delle comunità locali che dura da decenni. Negli anni Ottanta venne bloccata l’ipotesi di un suo utilizzo permanente grazie ad una ferma presa di posizione di parlamentari comunisti, socialisti e radicali ma soprattutto di una massiccia azione di «guerriglia nonviolenta» degli abitanti di Sauris che si alternavano giorno e notte nell’accendere fuochi per segnalare presenza umana nell’area di tiro e sabotarne così l’utilizzo. Lo scorso dicembre (in piena pandemia le esercitazioni non si sono fermate…) una istanza rivolta al Ministero della difesa che chiedeva la fine o comunque lo spostamento dell’area delle manovre militari firmata dai sindaci di Sauris, Forni di Sotto, Prato Carnico, Socchieve e Ampezzo è rimbalzata sul canonico muro di gomma. «Ora spetta al Ministero della difesa decidere se battere in ritirata o continuare con queste simulazioni di guerra che hanno il territorio come unico vinto tra danni ambientali, alla fauna e al comparto economico-turistico» ha dichiarato Ermes Petris, sindaco di Sauris. «Non è facile spiegare ai nostri figli il perché di quei colpi di mortaio e obice che rimbombano persino all’interno delle nostre case, la sensazione di inquietudine diventa pervasiva nelle giornate di esercitazione (…) Difficile spiegare anche ai nostri ospiti la follia di questo bombardamento contro una natura altrimenti incontaminata e la chiusura della strada verso il Cadore per 12 giorni in primavera e 12 in autunno. Quest’anno poi, come ulteriore presa in giro, ci ritroviamo sui social dell’Esercito italiano un video fallocentrico e volgare che abbiamo seppellito di commenti di protesta ma che ci hanno puntualmente censurato…». dichiara Noemi Letizia Milnigher, consigliera di maggioranza a Sauris e operatrice turistica. Oggi, con un parlamento trasversalmente intruppato nella belligeranza del nostro Paese, l’opposizione alle servitù militari sta tutta sulle spalle delle comunità locali e dei loro sindaci. La strada è in salita ma la proverbiale tenacia dei montanari non prevede tregue. *Responsabile Pace del PRC