Come Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea fin dall'inizio delle grandi mobilitazioni in Cile, il 18 di ottobre 2019, abbiamo manifestato il nostro sostegno e la nostra solidarietà internazionalista con il popolo cileno, impegnato in una dura lotta contro le conseguenze di 17 anni di dittatura civico-militare di Augusto Pinochet e di 30 anni di ricette neoliberiste post-dittatura, messe in atto da governi di centro-sinistra e della destra. Abbiamo denunciato e condannato, insieme a molte organizzazioni cilene e internazionali, la sistematica violazione dei diritti umani portata avanti dalle forze dell'ordine e dal governo di destra guidato dal Presidente Sebastián Piñera nel reprimere la popolazione che si manifestava nelle piazze del Paese.
Come conseguenza della repressione, la Procura generale del Cile ha riportato ben 8.827 denunce per "violenza istituzionale" durante le proteste, mentre l'Istituto Nazionale dei Diritti Umani cileno ha contabilizzato 465 lesioni oculari causate da Carabineros e altri agenti delle forze dell'ordine, oltre a 43 vittime fatali nello stesso contesto.
Diversi Organismi internazionali di difesa dei diritti umani e l'Alto Commissariato dell'ONU per i diritti umani hanno a più riprese sottolineato la gravità degli atti perpetrati da agenti dello Stato cileno nei confronti dei manifestanti, con l'obiettivo di fermare le legittime proteste. Il popolo cileno ha vissuto livelli di violenza e terrorismo di Stato che non si vedevano dagli anni della sanguinosa dittatura pinochetista, peraltro con i militari nuovamente mandati a ripristinare "l'ordine pubblico" nelle strade del Paese.
A tutto ciò va aggiunta anche la repressione ormai storica dello Stato cileno contro il popolo Mapuche nei territori del Wallmapu, oggetto di militarizzazione, e anche nei confronti di altri popoli originari, acutizzatasi durante le proteste sociali e poi durante la crisi sanitaria.
Sono state pressoché inesistenti le misure di riparazione e giustizia nei confronti delle vittime delle violenze di Stato e dei loro familiari, in un clima di sostanziale impunità per gli agenti responsabili di tali atti criminali. A fronte di indagini e processi che avanzano molto lentamente o che in molti casi vengono chiusi senza far giustizia, frutto della complicità tra un governo impegnato ad occultare e una magistratura spesso accondiscendente con le forze dell'ordine e i poteri forti, troviamo invece decine di partecipanti alle rivolte da oltre un anno in prigione preventiva e in attesa di processi e spesso di conoscere i capi di imputazione, in uno scenario che configura l'esistenza di veri e propri prigionieri politici delle rivolte.
Il 29 aprile scorso, sulla base di tutto il contesto fin qui accennato, la Commissione Cilena dei Diritti Umani, la Fondazione Internazionale del giudice spagnolo Baltasar Garzón, l'Associazione Americana dei Giuristi, il Centro di Ricerca ed Elaborazione per la Democrazia (CRED) e altre organizzazioni cilene e internazionali hanno presentato uno scritto alla Corte Penale Internazionale de l'Aia, chiedendo che Sebastián Piñera venga investigato e giudicato per crimini contro l'umanità.
Per tutte queste ragioni, riteniamo che il ricevimento di Piñera da parte del Pontefice e, come voci insistenti lasciano capire, in assenza di comunicazioni ufficiali, anche dalle Autorità nazionali italiane, sia assolutamente inopportuno. Infatti, anziché dichiararlo persona non grata e rifiutarsi di accoglierlo nell'ambito del suo tour europeo, il nostro Governo e il Vaticano sembrano intenzionati ad interloquire con un Presidente che si è reso responsabile di gravi delitti contro il suo stesso popolo, soprattutto contro chi ne contesta l'applicazione brutale delle più ferree politiche neoliberiste, anche in un contesto di crisi sanitaria, e lotta per cambiamenti radicali in Cile.
La mobilitazione sociale, continuata nonostante la fortissima repressione, ha portato a diverse conquiste. Prime fra tutte, la vittoria schiacciante nel referendum che ha approvato la redazione di una Nuova Costituzione (che abolirà quella tuttora vigente elaborata in dittatura), e l'elezione di una Convenzione Costituzionale molto rappresentativa della società, a netta maggioranza antiliberista, che sta provando a elaborare una Nuova Carta Magna, nonostante i continui ostacoli posti dallo stesso Governo.
Ci uniamo alla protesta formalmente espressa da molte associazioni cilene in Italia e dalla Commissione dei Diritti Umani Chile-Extranjero. Il governo Draghi deve chiedere indagini tempestive, approfondite, indipendenti e imparziali; riparazioni alle vittime e alle loro famiglie; una riforma radicale dell’istituzione dei Carabineros de Chile e il riconoscimento e la protezione della libertà d’espressione e di manifestazione.
Rifondazione Comunista ribadisce il suo impegno al fianco del popolo cileno e delle sue forze antiliberiste e trasformatrici, che siamo sicuri si imporranno nelle prossime elezioni politiche e presidenziali di novembre.
Continueremo a chiedere giustizia e riparazioni per le vittime delle sistematiche violazioni ai diritti umani di cui Piñera è politicamente responsabile.
Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea Roma, 7-9-2021 Roma 7-9-2021