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Xi Jinping ha ragione sul bullismo Usa, no alla nuova guerra fredda
Il discorso tenuto dal presidente  Xi Jinping, celebrando il centenario della fondazione del Partito Comunista Cinese, merita attenzione e rispetto. Invece di lasciarsi avvelenare dalla propaganda della nuova guerra fredda che gli USA stanno imponendo, l’Italia e l’Europa dovrebbero sviluppare la cooperazione e il dialogo con la Cina.
I fatti esposti da Xi Jinping sono difficilmente contestabili. Quando rifiuta il “bullismo” non si riferisce solo al passato ma anche ai comportamenti degli USA e non gli si può dar torto.
I meriti storici del Partito Comunista Cinese nel riunificare un immenso Paese e liberarlo dalla sottomissione coloniale sono innegabili. I comunisti cinesi sono stati protagonisti di un’originale esperienza rivoluzionaria – la più grande della storia – che ha trasformato un Paese che era stato umiliato dall’imperialismo occidentale e dal militarismo giapponese. Nessuno potrà cancellare l’eroismo dei comunisti massacrati a Shangai nel 1927 o l’epopea della "Lunga Marcia". La rivoluzione cinese ha spazzato via i signori della guerra, l’oscurantismo e ogni forma di oppressione semifeudale. Bisognerebbe ricordare “il secolo di umiliazioni” che le potenze coloniali inflissero ai cinesi e che solo la guerra di liberazione dall’invasore giapponese costò 27 milioni di morti. Quando nel 1949 fu proclamata la Repubblica Popolare l’aspettativa di vita media era di 35 anni, regnavano l’analfabetismo, le malattie e la miseria. Oggi la Cina è un Paese prospero che è stato modernizzato e portato fuori dalla povertà.
Notoriamente, la nostra visione democratica e libertaria del socialismo è profondamente diversa da quella dei comunisti cinesi, come lo sono le differenti storie dei due Paesi, e riteniamo che sia nostro dovere criticare gli aspetti autoritari di quel sistema, ereditati dal modello sovietico e dalla stessa storia cinese. Ma è profondamente sbagliato trasformare in un mostro totalitario un Paese dove ci sono un ampio dibattito pubblico e lotte sociali.
La nuova guerra fredda scatenata dagli USA non ha nulla a che fare con la democrazia e i diritti umani che, tra l’altro, non sono priorità del mondo cosiddetto "libero" a giudicare dal numero di detenuti negli Stati Uniti e dai regimi sanguinari sostenuti dall’occidente in tutto il mondo.
Dopo la repressione delle proteste di Piazza Tien An Men, le multinazionali occidentali – con la benedizione della Casa Bianca – non si sono certo poste qualche problema nel delocalizzare in Cina.
La realtà è che gli USA non accettano la sovranità e l’indipendenza di un grande Paese come la Cina. Il PCC è considerato dagli Stati Uniti una minaccia alla loro pretesa di dominio unipolare del mondo.
L’interesse dei popoli è invece quello allo sviluppo del multilateralismo, della cooperazione e della pace.
Parteciperemo nei prossimi giorni a un incontro internazionale con il presidente Xi Jinping per esprimere il nostro dissenso rispetto alla nuova guerra fredda e per riaffermare che a nostro avviso l’Italia e l’Europa devono svolgere un ruolo positivo e autonomo di pace.
Maurizio Acerbo, Segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea