Marco Consolo -
Dopo una dura malattia, stamane a Buenos Aires è scomparsa Amelia Rossi, nostra straordinaria compagna, militante di Rifondazione Comunista e presidente della Filef di Buenos Aires.
Amelia era nata a Tuscania, il 29 dicembre del 1942. I suoi genitori erano stati partigiani attivi nella provincia di Viterbo tra il’43 e ‘44, con la “Banda Matteotti”, guidata dal padre di Amelia.
Nel dopoguerra la sua famiglia era emigrata in Argentina, dove la giovanissima Amelia aveva iniziato a militare nei movimenti sociali e politici argentini con grande energia e intelligenza.
In Argentina, pur lavorando da quando aveva 12 anni, Amelia era riuscita a diplomarsi in belle arti: “professoressa di disegno e pittura”, passione che ha coltivato per tanti anni. “In tempi di gioventù – raccontava - pensavo vivere della pittura, sogni lasciati da parte molto presto perché la fame non attende e la miseria porta grandi dolori di stomaco”.
Nel 1958, a soli 16 anni, era operaia alla SNIAFA, filiale argentina della SNIA Viscosa, l’antica “Società di Navigazione Italo-Americana” che aveva fatto fortuna trasportando gli emigranti dall’inizio del secolo, riconvertitasi poi in azienda di filati sintetici.
Nel 1976 fu assunta come segretaria al vice consolato di Quilmes. Erano gli anni della dittatura civico-militare argentina, con il golpe di Videla. Con gravi rischi personali, da subito Amelia, assieme a Filippo di Benedetto, Enrico Calamai ed altri compagni anonimi, lottò coraggiosamente per la difesa dei diritti umani delle vittime della feroce persecuzione politica della dittatura. Con il suo impegno, si adoperò per salvare la vita di centinaia di connazionali.
In piena dittatura aveva coraggiosamente denunciato la brutale repressione che colpì anche migliaia di italiani, arrestati, torturati e “desaparecidos”.
Amelia Rossi è stata inoltre attiva nella commissione dei "Familiares de desaparecidos Italo-Argentinos dentro del Plan Condor de los Paises de Uruguay-Paraguay-Brasil-Chile-Bolivia y Peru".
Nel 1980, Amelia è eletta nel consiglio internazionale della Filef e da allora ha seguito ancor più da vicino la collettività italiana, in particolare nelle ripetute crisi economiche e sociali, fino ai giorni della pandemia del Covid19.
Nel 1982 è assunta come impiegata presso il Consolato Generale d’Italia a La Plata, poi, nel 1987, si trasferisce al Consolato Generale di Buenos Aires, dove per alcuni anni presta servizio, ottenendo il rispetto e la riconoscenza della comunità italo-argentina.
Quando nacque Rifondazione Comunista, Amelia fu tra le compagne che vi aderì e fino ad oggi è stata parte della nostra organizzazione degli italiani all’estero.
Ci eravamo sentiti qualche giorno fa e nonostante la malattia, mi aveva chiesto di continuare a mandarle informazioni internazionali, per lei così preziose. Ci aveva tenuto a ringraziare il nostro Partito per starle vicino in momenti duri.
Oggi, il Partito della Rifondazione Comunista-Sinistra Europea si stringe in un abbraccio alla sua famiglia, alle compagne ed ai compagni della Filef, alla comunità italo-argentina che l’ha conosciuta e apprezzata.
Che la terra ti sia lieve, compagna Amelia !
Hasta Siempre!
Amelia: la fortuna di conoscere il rosso
Carlo Cartocci
Ho incontrato Amelia molti anni fa. Un bell'incontro, un incontro per me illuminante per capire almeno un poco dell'impegno, delle passioni, delle lotte di tanti compagni italiani in Argentina. Allora mi occupavo, in Rifondazione Comunista, di emigrazione e costruivo la mia esperienza faticosamente giorno per giorno. Amelia mi accolse con la sua travolgente vitalità, con la generosità, l'intelligenza e l'entusiasmo che la caratterizzavano. Mi aiutò a capire, ad entrare in un mondo di valori, di problemi e di sentimenti che da allora è diventato parte di me.
Ricordo Amelia realista e sognatrice, tenera e battagliera, impulsiva e saggia, tenace e coerente: una compagna. E posso dire un'amica, per quanto siano stati pochi e frammentati i nostri incontri.
Quando scoprì che anche io, come lei, avevo studiato disegno e pittura, mi disse che noi avevamo la fortuna di "capire le cose anche con gli occhi" e la fortuna di "conoscere il rosso".
Sì, compagna, tu conoscevi il rosso, per te non si è mai sbiadito, ci credevi e aiutavi gli altri a crederci. Grazie, Amelia.